Il 24 dicembre, ancora una volta, migliaia di manifestanti si sono riversati per le strade di Khartoum e delle principali città del Sudan per protestare contro il governo militare e contro il primo ministro Abdalla Hamdok, accusato di aver accettato un compromesso con i vertici delle forze armate.

Le manifestazioni sono state represse dalle forze di polizia e dall’esercito, che ha sparato lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti, ferendone secondo le autorità sanitarie 178.

Non si sono registrate fortunatamente vittime, dovendosi constatare come i metodi repressivi dell’apparato di sicurezza abbiano subito un mutamento radicale rispetto al passato, quando decine di morti sono state provocate dall’uso delle armi da fuoco nelle operazioni di repressione delle manifestazioni.

Il generale al-Burhan è consapevole della gravità della situazione e, nell’attesa di definire una soluzione, cerca di limitare il potenziale di rischio connesso alle manifestazioni pubbliche ordinando la massima cautela nell’uso della forza, ben sapendo che nuove vittime porterebbero in poco il livello dello scontro ad una vera e propria guerra civile.

Da alcuni giorni, in conseguenza del continuo peggioramento della situazione politica, circola nella capitale con insistenza la voce delle imminenti dimissioni del primo ministro Abdalla Hamdok, che avrebbe constato l’impossibilità di convincere l’opinione pubblica sudanese del suo tentativo di mediazione con le forze armate.

Ufficialmente, le dimissioni di Hamdok sarebbero giustificate come il risultato del fallimento dell’accordo tra il suo esecutivo e le autorità militari per il rilascio dei prigionieri politici, ma appare chiaramente come un suo possibile passo indietro sia motivato dalla generale perdita di consenso in seno alla società sudanese, che lo accusa adesso di tradimento.

AL contrario, la folla delle manifestazioni di protesta sempre più spesso scandisce slogan ostili al primo ministro, accusandolo di aver ceduto ad un compromesso con le autorità militari per solo interesse personale, perdendo la legittimità agli occhi della società sudanese.

Le forze dell’opposizione politica dimostrano in tal modo di non avere alcuna intenzione di accettare qualsivoglia compromesso con i militari e i loro alleati, chiedendo senza con dizioni la fine del governo militare e l’uscita delle forze armate dal controllo politico ed economico del paese.

La rete internet e cellulare è stata nel frattempo temporaneamente sospesa nel paese, nell’intento di rendere più difficile il coordinamento delle attività di protesta e l’azione della stampa. Ciononostante, la manifestazione nella capitale e quelle nelle città più piccole si sono svolte egualmente, con grande partecipazione, dimostrando come la ramificazione delle organizzazioni di protesta sia ormai consolidata ed efficace.

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