Il presidente della Somalia, Mohamed Abdullahi Mohamed “Farmajo” ha annunciato nel pomeriggio del 26 dicembre la sospensione dall’incarico del primo ministro Mohamed Hussein Roble, ufficialmente in conseguenza delle accuse di corruzione che lo vedono coinvolto, e per aver interferito nell’ambito delle indagini.

Le tensioni tra il presidente e il primo ministro erano tuttavia nell’aria da mesi, e ruotano intorno alla disputa sulle elezioni politiche, che li vedono contrapposti in una dinamica di potere che rischia adesso di travolgere la stabilità della Somalia.

Le elezioni parlamentari somale procedono a rilento, e gli Stati Uniti hanno ufficialmente invitato lo scorso 26 dicembre il governo somalo a completarle, essendo trascorsa la scadenza inizialmente fissata per la scorsa settimana alla data del 24 dicembre, mentre solo il 10% dei deputati della Camera Bassa è stato eletto.

In un continuo contrasto tra il presidente e il primo ministro, esteso alla sfera dei vertici politici di tutte le entità statuali federali, solo 24 su 275 parlamentari della Camera Bassa è stato ufficialmente eletto, mentre un susseguirsi di irregolarità procedurali continua a minare la credibilità dell’intero processo elettorale, rischiando di arrestarlo definitivamente.

La tabella di marcia delle elezioni – che si tengono in modo indiretto – prevede che, una volta eletti i 275 deputati della Camera Bassa, i cinque stati federali somali eleggano i 54 membri della Camera Alta, e, successivamente, le due ali del Parlamento procedano con l’elezione congiunta del nuovo Presidente. Un obiettivo ancora bel lontano dall’essere raggiunto, in conseguenza dei continui ritardi nell’elezione dei deputati della Camera Bassa.

Di questi ritardi si accusano reciprocamente il presidente Farmajo e il primo ministro Roble, in un conflitto politico che ha ormai esasperato il clima elettorale del paese, e che è esploso nei mesi scorsi dopo il tentativo del presidente di estendere di due anni il proprio mandato. Una crisi che determinò violenti scontri a Mogadiscio e in altre città della Somalia, e che venne risolta solo a seguito dell’accettazione da parte del presidente di indire le elezioni e incaricare il primo ministro Roble dell’organizzazione delle stesse.

Nonostante l’apparenza di un’evoluzione politica caratterizzata dalla volontà di completare il processo elettorale, le tensioni e i contrasti tra le due figure istituzionali non è diminuita nel corso dei mesi, aumentando anzi d’intensità nel corso delle ultime settimane.

Pochi giorni fa il comandante della polizia di Mogadiscio era apparso in video rilasciando un’intervista nell’ambito della quale accusava il primo ministro Roble di essere coinvolto in un caso di corruzione connesso allo sfruttamento di alcuni terreni demaniali di proprietà della Guardia Costiera, dove il premier Roble avrebbe invece cercato di realizzare investimenti immobiliari.

La notizia, sulla cui veridicità in molti tendono a dubitare, è stata ripresa pubblicamente dal presidente Farmajo tra il 25 e il 26 dicembre, preannunciando la possibilità di una sospensione del primo ministro, poi smentita dallo stesso Roble.

Con un comunicato diramato la sera del 26 dicembre, invece, il presidente Farmajo ha confermato l’intenzione di sospendere Roble dal suo incarico, strumentalmente indicando la presenza di indizi connessi al tentativo del premier di interferire nelle indagini che lo vedono coinvolto in un caso di corruzione.

Accuse gravi, alle quali l’ufficio di Roble ha prontamente risposto definendo oltraggiose le illazioni formulate dal presidente, accusando lo stesso Farmajo di aver perseguito intenti golpisti.

In un separato messaggio, l’ufficio del primo ministro ha comunicato che Roble resta “pienamente impegnato ad adempiere alla sua responsabilità nazionale di condurre un processo elettorale accettabile che culmini in una transizione pacifica del potere”, lasciando intendere la possibilità di un suo rifiuto della decisione del presidente, con la possibilità dell’avvio di una gravissima crisi istituzionale.

La stampa somala più vicina al primo ministro Roble, invece, ha commentato questa mattina le notizie della politica definendo il gesto del presidente Farmajo come un “colpo di stato indiretto”, ricordando come Roble avesse annunciato nei giorni scorsi di voler convocare una conferenza stampa proprio il 27 dicembre per annunciare le mosse del governo per accelerare le elezioni e indicare una road map. La sospensione del primo ministro la sera del 26 dicembre, in tal modo, è apparsa a molti come un tentativo di impedire a Roble qualsiasi misura capace di far riprendere il processo elettorale.

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