L’ambasciata degli Stati Uniti ad Asmara, in Eritrea, ha pubblicato il 24 dicembre un forte messaggio di condanna indirizzato al locale governo, chiedendo con urgenza la fine della pratica del lavoro forzato, che senza mezzi termini definisce come traffico di esseri umani.

Lo stesso comunicato richiama poi e condanna la pratica del servizio nazionale civile e quello militare a tempo indefinito o di durata del tutto arbitraria, invitando il paese a ripristinare la durata di 18 mesi della coscrizione, come stabilito nel Proclama per il Servizio Nazionale n.11/199.

Il messaggio si inserisce nel contesto di un sempre più teso clima nelle relazioni tra Washington e l’Asmara, determinato dal ruolo dell’Eritrea nel conflitto nello stato federale etiopico del Tigrai e il suo coinvolgimento nelle violenze che hanno caratterizzato soprattutto la prima fase dell’operazione militare, tra il mese di novembre e quello di dicembre del 2020.

Il governo eritreo ha replicato alle accuse degli Stati Uniti accusando Washington di aver incitato il TPLF ad attaccare tanto il governo federale etiopico quanto l’Eritrea, parteggiando in tal modo apertamente per la causa tigrina. Accuse che gli Stati Uniti hanno seccamente smentito, anche attraverso i comunicati della propria ambasciata all’Asmara, che ha accusato gli eritrei di diffondere informazioni false o manipolate.

Gli scambi di accuse tra i due governi si svolgono prevalentemente sui social media, dove l’Eritrea fa largo uso di una ampia rete di profili fittizi, attraverso i quali alimenta una costante rete di sostegno alle politiche del governo.

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