Non vi è stata ad ora alcuna conseguenza politica in Somalia della sospensione decisa il 26 dicembre da Farmajo contro Roble, ritenuto reo di aver ordito un golpe “indiretto” trascendendo il proprio mandato a organizzare le elezioni – e più prosaicamente ritenuto anche implicato in fatti di corruzione. Il Premier può essere rimosso in effetti solo da un voto del Parlamento (Assemblea Nazionale), oggi in proroga come lo stesso Presidente.

Quest’ultimo non sembra poter dunque raccogliere attorno a sé la necessaria maggioranza. Nemmeno Roble – che ha rifiutato l’annuncio della sospensione e ordinato ai funzionari civili e soprattutto all’Esercito di attenersi ai suoi ordini – appare però così saldo da poter costruire una concreta e autonoma alternativa al clan presidenziale.

Ne deriva un riacutizzarsi delle preesistenti divisioni in seno in particolare alle componenti armate. Unità fedeli a Roble e a Farmajo in strada a Mogadiscio e ne conseguono maggiori tensioni, pure non sfociate in episodi di violenza. Attacchi riconducibili al terrorismo degli Al Shabaab hanno colpito sia a Mogadiscio con una vittima sia nella città di Balcad a circa 30 km dalla capitale, qui provocando 4 vittime (16 secondo altre fonti) e 8 feriti tra militari e civili.

Se ad ogni modo l’iniziativa di Farmajo deve essere letta come un tentativo della Presidenza volto a influenzare l’andamento del voto per la Camera Bassa tale da assicurare la rielezione di Farmajo, questo esito appare improbabile, alla luce delle pressioni interne e della comunità internazionale a evitare una involuzione nel Corno d’Africa ora che si sono sopiti i venti di guerra in Etiopia.

Sono soprattutto gli Stati Uniti ad essersi resi protagonisti in questo senso. L’Ambasciata USA, poi l’AMISOM (Missione dell’Unione africana in Somalia), poi ancora gli Stati Uniti insieme all’Unione europea e all’ONU hanno tutti espresso preoccupazione per la situazione e invitato i leader ad accelerare il percorso verso le elezioni. Ad oggi risultano eletti 24 deputati su 275.

Alcuni appelli all’unità e alla calma vengono anche dall’interno, ad esempio da esponenti delle Forze di sicurezza che invitano militari e poliziotti all’unità e alla neutralità. Roble d’altro canto può ancora usare i suoi buoni uffici con i Presidenti di Oltregiuba e Puntland per velocizzare le operazioni di voto, come visto nei primi scorci del 2022.

Le dimissioni del Presidente della Commissione elettorale del Puntland Salah sono un segnale che sembra asseverare il barometro della politica somala volga ancora – pur oscillando ancora tra tempesta e pioggia – a favore del Premier.

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