Il 5 gennaio il ministro degli Esteri della Cina, Wang Yi, è arrivato in Eritrea per una visita di due giorni nel paese africano, nell’ambito di un più vasto ciclo di incontri nella regione.
Il ministro ha incontrato il presidente Isaias Afwerki discutendo di diversi progetti di sviluppo industriale e infrastrutturale, tra i quali in particolare quelli connessi con il potenziale ruolo dei porti di Massaua ed Assab.
Lo stesso giorno, nel corso dell’incontro con il ministro degli Esteri eritreo, Osman Saleh, è stato diramato un comunicato congiunto nel quale i due paesi hanno affermato la propria opposizione all’interferenza egemonica degli attori internazionali con il pretesto della democrazia e dei diritti umani, riferendosi – senza mai nominarli – tanto agli Stati Uniti quanto all’Unione Europea. Il riferimento, in particolar modo, è attribuibile agli sviluppi del conflitto in Etiopia nello stato regionale del Tigrai, e alle conseguenze patite dall’Eritrea sul piano del biasimo internazionale, delle sanzioni e del progressivo isolamento.
La Cina ha affermato di essere contraria alla politica delle sanzioni, mentre l’Eritrea ha ribadito il suo sostegno alla politica di una sola Cina, riaffermando – anche in questo caso senza nominarlo – il disconoscimento dell’indipendenza di Taiwan.
Nel corso dell’incontro il ministro Wang Yi ha ribadito la necessità di rinforzare le sinergie per conseguire gli obiettivi delineati nei “nove programmi” enunciati in occasione dell’ottava conferenza ministeriale del Forum sulla Cooperazione tra la Cina e l’Africa, mentre il ministro eritreo Osman Saleh, nel confermare l’impegno dell’Eritrea nell’ambito dei programmi, ha specificamente menzionato l’intenzione di rafforzare la cooperazione nel settore delle infrastrutture, dei porti e dei parchi industriali.
La visita del ministro cinese Wang Yi ha rinnovato, soprattutto negli Stati Uniti, la convinzione di un concreto interesse di Pechino per l’ingresso nella gestione delle infrastrutture portuali dell’Eritrea, nell’ambito del più generale potenziamento del sistema logistico connesso allo sviluppo del progetto One Belt One Road (OBOR). Il timore degli Stati Uniti è quello della possibile concessione alla Cina anche di un approdo per le unità della propria marina militare, soprattutto nell’ambito del porto di Assab, che, sebbene vicino alla base cinese già attiva a Gibuti, dispone di infrastrutture moderne costruite in tempi recenti dagli Emirati Arabi Uniti.

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