Pur ancora formalmente “sospeso”, il Premier Roble continua nei suoi incontri con i Governatori degli Stati regionali sul processo elettorale. Roble ha visto a tal fine i Presidenti di Banadir (Mogadiscio), Galmudug, HirShabelle, Oltregiuba, Puntland e Sudovest; egli ha inoltre raccolto le preoccupazioni dei candidati di opposizione e dei partner internazionali in merito alle elezioni. La situazione resta di allerta nel confronto con il Presidente Farmajo, ma si sono ridotti gli elementi di allarme più immediato.
Gli apparati di sicurezza restano in sostanza allineati al Primo Ministro ed è questo l’elemento cardine che raffredda le tensioni. Occorre ad ogni modo rifuggire dalla tentazione di usarne l’influenza e la vicinanza come leva per sopraffare l’avversario. Un nuovo appello alla calma è venuto dal Ministro della Difesa Nur, rivolto in particolare a elementi dell’Esercito. Le truppe scelte – addestrate con il supporto turco – sono un elemento che può pesare a favore del Presidente, sebbene la loro portata sia strutturalmente limitata.
Nessuno dei due contendenti ha ad ogni modo un’arma “Fine di mondo” per chiudere la partita con l’altro. Ne deriva un equilibrio fragile, fatto di tatticismi e di ricerca di alleanze ulteriori più che di azioni di forza imminenti. Sono stati ad esempio rimossi i picchetti militari che stazionavano all’ingesso dell’ufficio del Premier e avrebbero dovuto impedirgli fisicamente di poter svolgere il proprio lavoro, un segnale di distensione (e di debolezza) da parte del Presidente.
Vi sono state d’altra parte le scuse agli Emirati Arabi Uniti per il sequestro di denaro contante avvenuto nel 2018 all’aeroporto: 9,6 milioni di dollari che Roble afferma saranno ora restituiti agli EAU, decisione che Farmajo intende bloccare attraverso la Banca Centrale. La vicenda precipitò le relazioni con Abu Dhabi, leva che è bene ora recuperare alla fazione anti-Farmajo. La mossa incontra il favore di Puntland e Oltregiuba; gli Emirati hanno appena inviato aiuti alimentari alla Somalia, perché siano destinati alla popolazione colpita dalla siccità.
L’evoluzione resta ancora avvolta nell’incertezza, non mancano gli appelli alle dimissioni di Farmajo, ma si tratta sempre di evitare una escalation che non è nell’interesse di nessuno dei maggiorenti interni ed esterni. Sempre silenti sono i vertici del Parlamento, che avrebbero in linea teorica la potestà sia sul Premier che sul Presidente.
Dello stallo trae profitto in ultima analisi l’intera classe politica nazionale. Essa trova così elementi per rinviare ulteriormente la fine del periodo di transizione, prima che sia attuata la selezione dei notabili che eleggeranno il prossimo Presidente. La nuova data per la fine del voto è oggi stabilita al 25 febbraio.
La cristallizzazione degli elementi di contesa ha offerto a tutti nel 2021 un pretesto utile a coprire il considerevole ritardo accumulato nel processo, così dunque di prorogare soprattutto l’economia predatoria collegata all’instabilità. Episodi di violenza si sono susseguiti nell’interno e in particolare nel sud, più gravi dal lato keniota della frontiera comune.