Il terrorismo Al Shabaab è tornato a colpire la capitale della Somalia con un attentato con autobomba (12 gennaio), esplosa al passaggio di un convoglio nei pressi dell’aeroporto internazionale. 10 le vittime secondo le fonti locali, di cui 5 tra i componenti la scorta al convoglio; 14 i feriti. Il 16 gennaio, un attentatore suicida ha invece preso di mira il veicolo del portavoce del Governo Moalimu, ferito in modo grave ma non in pericolo di vita.
La Missione delle Nazioni Unite ha smentito che vi fossero propri dipendenti o contrattisti tra i passeggeri del convoglio, sul quale invece si trovava il vicesindaco di Mogadiscio. Insieme all’attacco contro Moalimu, gli eventi fanno sospettare un collegamento tra le violenze jihadiste e le vicende elettorali ancora oggi in divenire. Se ne attende la conclusione entro il 25 febbraio.
Si osserva in merito un irrigidimento tra i donor internazionali e in prima battuta da parte degli Stati Uniti. Più diretta la minaccia di restrizioni o sanzioni ad personam, se il processo di voto verrà prolungato ancora. Le dichiarazioni non fanno riferimento esplicito ad alcuno dei maggiorenti della politica somala e richiamano invece il ruolo di “tutti i leader nazionali e federali”, accomunati nelle loro responsabilità per una dilazione che ormai supera l’anno.
Vi è stato ad ogni modo un incontro tra il neo-Ministro della Difesa Nur e l’Ambasciatrice degli USA ad interim Crenwelge, per ribadire la necessità di un supporto da Washington sui temi di sicurezza. Un successivo incontro ha visto protagonisti il Ministro degli Esteri Muse Ali e il Direttore della Cooperazione italiana Maestripieri, per discutere di ricostruzione e legami economici. Farmajo ha invece telefonato al Presidente del Consiglio Presidenziale libico Al-Menfi, ringraziandolo per il rimpatrio di 97 migranti lì detenuti.
Farmajo ha pubblicamente approvato il nuovo calendario elettorale e la scadenza concordata da Premier e leader regionali. Egli non ha esitato anzi a esortarne la rapida e piena applicazione, plaudendo al Consiglio Consultivo nazionale, non a Roble che ne ha presieduto i lavori. Quest’ultimo ha convocato un Consiglio dei Ministri dedicato ad accelerare il voto, è stato nominato un nuovo Presidente del Team elettorale federale (FEIT, Federal Electoral Implementation Team) e appare possibile in effetti una maggiore velocità. Lo Stato del SudOvest ha annunciato di aver dato avvio alle procedure di nomina di cinque deputati.
Il pieno rispetto del termine resta ancora tuttavia difficile. Il nuovo Presidente della FEIT Gelle è stato eletto a maggioranza di 14 voti contro 10, segnale di fratture interne alla Commissione che possono favorire nuovi ritardi. È possibile inoltre emergano nuovi contrasti di vertice; l’indebolimento del Presidente stesso dopo l’ultima fallita spallata a Roble può far ritornare in voga appelli alle sue dimissioni da parte delle opposizioni, oppure a indagarne l’operato a un anno ormai dalla scadenza del suo mandato.
Tra le due pulsioni a concludere o a rimandare il voto ha in qualche modo ora maggiore presa la seconda. Ciò può ancora generare pressioni in senso contrario in Somalia e al di fuori di essa.