Il conflitto in Tigrai, dopo aver visto la ritirata delle forze del TPLF e i rinnovati attacchi delle forze federali e di quelle eritree, sta prendendo una piega disastrosa per la popolazione civile. Al di là del fatto che in ogni guerra ci sono vittime civili la situazione in Tigrai sembra che stia veramente sfuggendo di mano al premier Abiy Ahmed. Con ciò non s’intende la situazione militare, la quale sembra piuttosto saldamente in mano alle forze governative (a meno di clamorosi rivolgimenti di fronte, che comunque sono nell’orizzonte del possibile) ma proprio come il conflitto stia impattando le vite dei cittadini.
Oramai è rinomato il fatto che la regione del Tigrai è in carestia, come anche le difficoltà delle agenzie umanitarie – UNOCHA e WFP in primis – di raggiungere le zone e di portare gli aiuti alimentari necessari. Tuttavia questa settimana sono trapelate notizie forti. Pare che gli ospedali in Tigrai stiano finendo le scorte di medicinali di base e a questa notizia il dottor Tedros Ghebreyesus, capo dell’OMS e di origine tigrina, ha risposto che “da nessuna parte nel mondo stiamo assistendo ad un inferno come in Tigrai”. Difatti anche, ad esempio, durante la guerra in Siria gli aiuti umanitari non hanno mai cessato di arrivare ai cittadini in necessità.
Nelle ultime settimane anche gli aiuti umanitari che riuscivano ad entrare nella regione si stanno fermando per via del blocco imposto dalle forze federali, le quali accusano a loro volta i ribelli tigrini di bloccare gli aiuti. Inoltre, alle dichiarazioni del numero uno dell’OMS il governo federale ha risposto accusandolo di essere d’accordo con i ribelli tigrini chiedendo addirittura l’apertura di un’indagine interna contro Ghebreyesus per “disinformazione dannosa” e “cattiva condotta”.
In aggiunta alla carestia e al blocco degli aiuti umanitari la popolazione civile sta subendo anche gli attacchi dei droni. Già la settimana scorsa abbiamo riportato la notizia dell’attacco al campo di rifugiati di Dedebit che ha portato alla morte di 53 civili, questa settimana gli attacchi sono continuati e, secondo la BBC, il conto totale dei morti nelle ultime due settimane sarebbe di 108 civili e di 75 feriti gravi.
Addirittura il comitato per il Premio Nobel, per la prima volta, ha invocato la fine della guerra, affermando che il premiato Abiy Ahmed ha una responsabilità particolare nel porre fine al conflitto. Tuttavia i continui attacchi di droni alla popolazione civile dimostrano che i proclami di pace e riconciliazione di Abiy Ahmed sono solo proclami vuoti, oppure che il Primo Ministro non ha il controllo dell’esercito, come fatto notare da Kjetil Tronvoll.