L’11 gennaio molte zone del paese si trovato senza elettricità. In un comunicato, l’azienda statale che gestisce la distribuzione dell’elettricità, la KPLC (Kenya Power and Light Company), ha dichiarato che c’è stato un problema con la linea elettrica che collega la capitale ad una diga idroelettrica nel centro del paese, anche dovuto ad azioni di vandalismo.
Tuttavia non è la prima volta che avvengono problemi con la distribuzione elettrica nel paese, e che, più in generale, la KPLC crei disservizi. Questo è già il terzo blackout negli ultimi quattro anni e arriva nella settimana in cui l’Epra (Energy and Petroleum Regulatory Authority), l’ente regolatore che si occupa di energia e petrolio, si stava muovendo per far sì che le compagnie che gestiscono la distribuzione dell’elettricità paghino i consumatori per i vari danni seguiti alla mancanza di corrente, e risarciscano i lavoratori che hanno subito una perdita economica dall’interruzione del loro servizio.
Oltre ai vari blackout, la compagnia keniana è accusata di numerosi disservizi come una incredibile lentezza nel ripristino dei servizi, costi delle bollette elevatissimi o allacci dell’elettricità che avvengono a distanza di troppo tempo. A ciò si aggiunge lo stato delle casse dell’azienda, costretta da tempo a fare operazioni in debito, detenuto dall’IDA (agenzia internazionale per lo sviluppo), la China Exim Bank e la Japan Development Bank. Tutto ciò con lo stato che fa da garante.
Anche a causa di questa caotica situazione, alcune parti del paese stanno guardando con molto interesse alle rinnovabili, in particolare all’energia solare. In particolare dei “grandi consumatori di energia” come la Alp, una grande azienda di logistica africana; l’aeroporto di Mombasa e l’Icipe, l’istituto di ricerca degli insetti e la loro ecologia, hanno commissionato unità di pannelli solari. Anche la KPLC ha iniziato a muoversi in direzione delle rinnovabili, è costretta se non vuole finire fuori mercato.