Il leader dello stato federale del Tigrai, Debretsion Gebremichael, ha rilasciato il 20 gennaio una lunga intervista alla rivista online The Africa Report, spiegando le ragioni del conflitto nell’ottica tigrina e, in particolar modo, fornendo il punto di vista del TPLF sul ruolo dell’Eritrea.

Secondo Debretsion Gebremichael, l’Eritrea avrebbe ispirato e sostenuto il conflitto nel Tigrai nel perseguimento di un preciso disegno politico del presidente Isaias Afwerki, che nutre un’avversione verso il Tigrai e il suo partito di governo TPLF in conseguenza di quella che ha definito come la “percezione di un torto subito” (riferendosi con ogni probabilità alla lunga disputa territoriale che ha diviso i due paesi sin dal 1991), ma anche perché vede nel Tigrai un ostacolo nel perseguimento delle ambizioni regionali dell’Asmara.

L’intervista ha proseguito nel denunciare il ruolo eritreo nell’ambito delle violazioni dei diritti umani e delle violenze perpetrate nel corso del conflitto, richiamando altresì alle responsabilità del governo federale e delle milizie Amhara.

Secondo Debretsion Gebremichael, l’Eritrea è animata dal desiderio di indebolire l’Etiopia attraverso una politica capace di creare divisioni tra le sue diverse componenti, nell’ottica di destabilizzarne l’unità nazionale e la capacità politica ed economica.

Tra i molti paradossi di questo conflitto, sempre secondo il leader tigrino, spicca in tutta la sua evidenza l’alleanza tra gli amhara e gli eritrei, laddove i primi hanno sempre rimproverato al TPLF di aver permesso l’indipendenza dell’Eritrea, dopo la lunga guerra civile conclusasi nel 1991.

Gli Amhara, ha continuato il leader tigrino, sono animati dal desiderio di distruggere l’equilibrio del federalismo etnico dell’Etiopia, al fine di consolidare un modello unitario sotto il loro dominio, e hanno sempre visto nel TPLF un ostacolo in questa direzione.

L’alleanza tra Abiy Ahmed e Isaias Afwerki, nell’ottica tigrina, ha avuto poco a che fare con la pace tra i due paesi e la stabilità regionale e molto, al contrario, con l’obiettivo di eliminare un comune nemico e un ostacolo per le reciproche ambizioni. Un “matrimonio di convenienza” che la comunità internazionale non ha compreso, assegnando addirittura il premio Nobel per la Pace ad Aby Ahmed, e in tal modo legittimandolo nel suo disegno bellico contro il Tigrai.

Qualsiasi ipotesi di negoziato verso la pacificazione, ha continuato Debretsion Gebremichael, “transita oggi per l’Asmara”, divenuta parte integrante della crisi ed arbitro delle scelte dell’Etiopia. Il problema, continua il leader tigrino, è che ogni ipotesi di pacificazione rappresenta una minaccia per Isaias Afwerki, che in tal modo ostacola qualsiasi possibile soluzione e ogni tentativo della comunità internazionale di favorire un’esito pacifico del conflitto.

Abiy Ahmed ha difficoltà nell’affrancarsi da Isaias Afwerki e dall’alleanza con l’Eritrea, così come da quella con gli Amhara, e dispone quindi di uno scarso margine di manovra proprio perché “ostaggio” di questi legami.

La soluzione alla crisi etiopica, in tal modo, transita secondo il leader tigrino attraverso l’interruzione di questo legame tra il governo federale e il regime eritreo di Isaias Afwerki, e quella che definisce come l’alterazione “del calcolo costi-benefici” del presidente dell’Eritrea, riferendosi alla necessità da parte della comunità internazionale di adottare misure realmente in grado di colpire gli interessi del governo dell’Asmara, che da anni dispone di una consolidata esperienza nel “navigare su un terreno diplomatico internazionale insidioso”.

In tal modo, “solo azioni sufficientemente solide che creano disincentivi al regime di Isaias contro il continuo coinvolgimento nel conflitto etiope hanno una ragionevole possibilità di contribuire a una risoluzione pacifica dell’attuale conflitto”, conclude Debretsion Gebremichael nella su intervista, lasciando intendere che la comunità internazionale deve adottare misure sanzionatorie e coercitive nei confronti dell’Eritrea ben più sostanziali di quelle sino ad oggi adottate contro il paese.

La pubblicazione dell’intervista ha destato irritazione in Eritrea, come dimostrato dai commenti espressi dal ministro dell’Informazione di Asmara, Yemane Meskel, che ha definito la rivista The African Report come “uno dei venditori ambulanti della ‘narrativa revisionista’ atta a perseguire il vano proposito dell’assoluzione del TPLF e dei suoi crimini di guerra”, in un ingiusto quanto inopportuno commento ad una prestigiosa testata.

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