Il 18 gennaio le forze federali dell’Etiopia hanno sferrato alcuni attacchi aerei in Tigrai e contro unità armate dell’OLA in alcune località non meglio precisate, nell’ambito di quella appare essere un’operazione di più vasta entità sull’intero territorio nazionale.

Le operazioni aeree sono state condotte con droni di fabbricazione turca Bayraktar TB2, divenuti ormai noti al pubblico etiopico come lo strumento attraverso il quale il governo federale ha invertito il corso del conflitto, riprendendo l’iniziativa militare e riconquistando i territori un tempo occupati dalle forze tigrine del TDF e quelle oromo dell’OLA.

Sebbene il governo turco non abbia mai confermato la consegna dei droni alle forze federali etiopiche – sei esemplari consegnati, su un totale di 13 ordinati, secondo le informazioni circolate nei tempi più recenti – la diffusione di numerose immagini che ne testimoniano la presenza sugli aeroporti militari del paese ha determinato il proliferare di minacce ai diplomatici turchi presenti nel paese, convincendo Ankara della necessità di chiudere temporaneamente la propria ambasciata ad Addis Abeba, spostandola in Kenya.

Secondo informazioni diramate da Al-Monitor, fonti diplomatiche turche in condizione di anonimato avrebbero confermato il rinvenimento di armamenti ed esplosivi sofisticati a meno di 200 metri dalla sede dell’ambasciata ad Addis Abeba, imponendo l’immediata chiusura della sede diplomatica e il suo spostamento in Kenya.

Il 20 gennaio un nuovo attacco con droni è stato condotto contro obiettivi ubicati nel perimetro dell’aeroporto della capitale dello stato federale del Tigrai, Macallè. Secondo fonti locali, l’attacco sarebbe avvenuto pochi minuti dopo il decollo di un aereo del World Food Program, impegnato nella distribuzione degli aiuti umanitari.

Sempre il 20 gennaio, nel corso di un’intervista televisiva, il vice comandante delle forze armate federali etiopiche, Generale Abebaw Tadesse, ha affermato come del governo sia intenzionato a riassumere il controllo del Tigrai e distruggere le forze nemiche ancora presenti nella regione. “La guerra non è finita e la popolazione deve comprenderlo”, ha continuato il generale Abebaw Tedasse, chiarendo inequivocabilmente l’intenzione di occupare militarmente Macallè e risolvere in tal modo con la forza l’impasse determinatasi nella crisi politica nazionale.

L’annuncio è stato interpretato come l’ufficializzazione di una nuova strategia governativa volta a risolvere una volta per tutte il problema del Tigrai e della sua leadership politica, anticipando in tal modo l’intenzione di sferrare una nuova operazione militare contro le forze del TDF.

Solo il giorno prima, con un comunicato diramato dal portavoce dell’ONU, il Segretario Generale Antonio Guterres aveva espresso la propria soddisfazione per aver appreso di “dimostrati sforzi in direzione della pace”, riferendosi alle informazioni ricevute nel corso di un colloquio telefonico con l’alto rappresentante per il Corno d’Africa dell’Unione Africana, l’ex presidente nigeriano Olosegun Obasanjo. Questi, nel corso di un colloquio con il Segretario Generale dell’ONU, aveva riportato le proprie impressioni tratte nel corso di un recente viaggio in Etiopia, dove ha visitato Addis Abeba e Macallè, riferendo di “visibili sforzi del governo federale e dal TPLF in direzione della risoluzione del conflitto”. Nel corso della stessa telefonata, Obasanjo aveva anche espresso ottimismo in merito alla possibilità di una soluzione diplomatica del conflitto.

Segnali di un rinnovato attivismo militare dell’esercito federale sono visibili in Oromia, dove sono state condotte numerose incursioni aeree contro le forze dell’OLA, e in numerose aree del Tigrai, colpite da ripetuti attacchi di droni.

Secondo informazioni al momento di difficile conferma, inoltre, unità delle forze Amhara sarebbero state segnalate in movimento in direzione del Tigrai. Non è chiaro quali unità siano coinvolte e, soprattutto, se includano le milizie Fano, che il governo federale intenderebbe disarmare, provocando tuttavia l’irritazione del governo regionale dell’Amhara.

Il 21 gennaio, invece, le forze dell’OLA hanno sferrato un attacco contro un convoglio delle forze federali nell’area di West Shewa, diramando poco dopo su internet un video nel quale rivendicavano la responsabilità dell’attacco e confermavano la distruzione di tutti i mezzi che componevano il convoglio. Non sono state diramate informazioni circa le vittime provocato dall’attacco.

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