Le elezioni presidenziali in Kenya si terranno ad agosto di questo anno. A poco più di sei mesi di distanza i due principali schieramenti si stanno delineando maggiormente. Da un lato William Ruto, vicepresidente di Kenyatta, autoproclamatosi portavoce degli ‘hustlers’, i giovani privi di una sicurezza economica schiacciati dalla gig-economy, che si scontra contro la casta keniota, ovvero coloro che derivano dai principali clan del paese. Dall’altro, Raila Odinga, storico leader d’opposizione al dominio Kenyatta nel paese, il quale, paradossalmente, dopo la famosa stretta di mano di ottobre 2018 con Uhuru Kenyatta, si presenta a queste elezioni come il candidato della continuità di governo.

I sondaggi vedono Ruto ancora nettamente in vantaggio su Odinga, anche se da sei mesi a questa parte il divario si è ridotto notevolmente. A luglio i numeri prevedevano il 42.7% per il vicepresidente e il 28.6% per il leader dell’ODM, oggi Ruto è cresciuto solo di tre punti mentre Odinga è arrivato al 28.6%. Questa crescita è anche dovuta ad un fronte di astensionisti che si assottiglia sempre più, man mano che ci si avvicina alle elezioni.

Se nessuno dei due sembra possa nettamente prevalere sull’altro, la partita più importante potrebbe risolversi nel gioco di alleanza, per riuscire ad arrivare alle elezioni con il maggior appoggio possibile dal mondo della politica. In quest’ottica vanno lette le dichiarazioni di domenica di Ruto che ha raggiunto il leader dell’ANC (Amani National Congress), Musalia Mudavadi al Bomas, durante il congresso dei delegati nazionali del partito. Il vicepresidente ha detto che farà i prossimi comizi congiuntamente con l’ANC e Ford Kenya. Mudavadi, che ha già corso per le presidenziali, rappresenta l’etnia Luhya e risulta quindi molto importante in chiave elettorale.

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