Il Sottosegretario di Stato USA per gli affari africani, Molly Phee, il 2 febbraio ha affermato nel corso di un’audizione dinanzi alla commissione per le relazioni internazionali del Senato che il governo degli Stati Uniti è pronto ad incrementare la pressione economica sul Sudan se le violenze contro i manifestanti dovessero continuare.
Secondo il Sottosegretario Phee, Washington non è più disposta a tollerare le violenze perpetrate contro la popolazione civile da parte delle forze sicurezza, e se le autorità militari del Consiglio Sovrano di Transizione non avvieranno un concreto processo di transizione politica a favore di un governo civile, gli Stati Uniti saranno costretti ad optare per misure drastiche di riduzione degli aiuto finanziari internazionali al paese, unitamente all’adozione di sanzioni mirate contro l’apparato economico posto sotto il diretto controllo dei militari.
Il comitato di coordinamento della protesta sudanese, nel frattempo, ha fatto sapere di aver organizzato quattro manifestazioni pubbliche per il mese di febbraio, con l’intento di dimostrare alle forze di governo della giunta militare l’intransigenza verso qualsiasi opzione di governo che non preveda il trasferimento del potere ad un governo civile.
Le manifestazioni, programmate per le giornate del 7, 14, 21 e 28 febbraio, si svolgeranno a Khartoum e nelle principali città del paese, e il comitato di coordinamento ha invitato la popolazione ad una massiccia partecipazione.
Al tempo stesso, il principale gruppo delle forze di opposizione, l’Associazione dei Professionisti Sudanesi, ha assunto una posizione di totale intransigenza con il rappresentante speciale dell’ONU, Volker Perthes, accusandolo di non aver condannato il colpo di stato dello scorso 25 ottobre e di ricercare una soluzione che preveda la continuità del ruolo delle forze armate, che al contrario viene categoricamente esclusa dalle forze della protesta popolare.
Al tempo stesso, il rappresentante speciale ONU Volker Perthes sembra voler insistere sulla strada del compromesso, che, tuttavia, non sembra godere di particolare sostegno nemmeno all’interno della sempre più polarizzata struttura delle forze armate.
Il 4 febbraio, infine, il presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, generale Abdel Fattah al-Burhan, ha ordinato ai diversi gruppi armati presenti nella regione del Darfur di abbandonare le città, per essere sostituiti da una nuova forza ibrida di difesa composta da unità dell’esercito regolare e da milizie dei gruppi che hanno aderito all’accordo di pace del 2020.
L’obiettivo del governo è quello di isolare le formazioni armate che non hanno aderito agli accordi di pace ed ingaggiarle militarmente per espellerle dalla regione del Darfur, sebbene questa strategia rischi nuovamente incrementare esponenzialmente il livello della violenza.