Negli appuntamenti più in vista Roble ha incontrato l’Emiro Khalifa bin Zayed bin Sultan al Nahyan, poi anche il Principe ereditario Mohammed bin Zayed e lo sceicco Mohammed bin Rashid al Maktoum, sovrano di Dubai e Vicepresidente e Primo Ministro. Nelle discussioni tutti hanno espresso la speranza di un rafforzamento delle relazioni bilaterali, mentre Roble si è congratulato per il successo di Expo 2020 Dubai, riflesso dell’impegno a “promuovere l’armonia tra Stati, culture e persone”.
Non è ancora il superamento di rivalità interne ed esterne alla Somalia lungo le linee di faglia che corrono tra Roble e il Presidente Farmajo e che sul versante del Golfo ancora oppongono gli EAU e l’Arabia Saudita al Qatar, pur dopo il recente riavvicinamento. Queste dinamiche andranno valutate nel prosieguo.
Se Abu Dhabi acconsentirà a maggiori esportazioni di capi di bestiame dalla Somalia e ad allentare i requisiti di visto e soprattutto se rinuncerà all’addestramento delle Forze del Somaliland e a costruirvi strutture militari; se rivedrà l’accordo con Hargheisa sul porto di Berbera per rinegoziarlo invece con Mogadiscio; se riprenderà un flusso normale di aiuti in un momento per la Somalia molto difficile, allora le pubbliche “scuse” del Primo Ministro somalo e la loro pubblica “accettazione” da parte dell’Emiro avranno significato davvero un capitolo nuovo le due Nazioni – come già affermano i diplomatici su ambo i versanti.
Si tratterebbe in realtà della ripresa di quanto già osservato a partire dagli inizi degli anni Duemila. È possibile che Roble punti a voler rivedere quella gara politica ed economica che aveva visto gli sceicchi riversare milioni di dollari nel Corno per primeggiare sui rivali. Egli ne sarebbe il punto focale sull’asse Emirati-Somalia.
Non vi sono ad ora reazioni da parte di Farmajo, che aveva provato a impedire il riavvicinamento. Il disgelo ne minerebbe il ruolo di interlocutore privilegiato sul versante somalo-qatarino (e turco). Come ribadito dal Tribunale del Benadir, bisogna attendere qui gli esiti dell’audit che la Banca Centrale somala ha avviato su impulso del Presidente.
Una conclusione positiva preluderebbe al rilascio materiale della somma sequestrata, ovvero i 9,6 milioni di dollari del 2018. Sebbene poco significativa, essa è il pegno del riavvicinamento e simboleggia la volontà somala a voltar davvero pagina. Si chiarirebbe inoltre chi ha la titolarità o la maggior forza relativa nell’indirizzare questo tipo di decisioni di politica estera.
Sul versante della sicurezza si segnalano gli attentati di Al Shabaab sia sul versante del Kenya, sia in Oltregiuba nei pressi di Chisimaio. 15 persone sono morte oltrefrontiera, almeno 10 sono invece in Somalia, anche in vere e proprie esecuzioni.
Il ricorso a mine poste al ciglio della strada si discosta dalle tecniche più comuni presso questa branca del terrorismo, altre volte più mirata alle Forze di sicurezza o a funzionari federali o locali. Questo è un elemento di attenzione, in quanto le azioni indiscriminate possono comportare critiche all’insorgenza e un minore supporto da parte della popolazione. Allerte specifiche, anche se non circostanziate, erano state diramate dalle Autorità consolari competenti per il Kenya.
Questi eventi coincidono con le riunioni in corso anche a Mogadiscio per definire il prosieguo della Missione dell’Unione africana in Somalia (AMISOM) e la sua trasformazione in una struttura temporanea: l’ATMIS (African Union Transition Mission in Somalia). A questi incontri erano presenti delegati delle Ambasciate in Somalia di Etiopia, Gibuti, Kenya e Uganda – Paesi che inviano propri militari per AMISOM – oltre agli Ambasciatori in Somalia del Regno Unito e degli Stati Uniti e il vice-Ambasciatore turco.