Un attentatore suicida si è lanciato a piedi contro un minibus a Mogadiscio (10 febbraio), in Somalia, provocando dieci vittime e un numero imprecisato di feriti; illesi gli occupanti del veicolo, delegati del Somaliland giunti nella capitale per le elezioni parlamentari. L’evento è avvenuto nei pressi del palazzo Presidenziale ed è stato rivendicato dai terroristi di Al Shabaab. Un attacco a colpi di mortaio contro un seggio elettorale a Barowe nel Basso Scebelli (9 febbraio) vi aveva provocato quattro vittime. Tre persone erano decedute e sette erano rimaste ferite nell’esplosione di un ordigno improvvisato in un ristorante a Bosaso in Puntland.
Ad ogni modo il voto procede e dovrebbe concludersi entro il 25 febbraio; eletti finora 124 deputati su 275, dunque circa la metà. Si è raggiunto ormai il “giusto ritmo” secondo il FIET (Federal Electoral Implementation Team), comitato che ne organizza la logistica e sono inoltre partite le operazioni nell’Hirshabelle, finora privo di deputati nominati. Quel Presidente Gudlawe è riuscito a presiedere (12 febbraio) una riunione a Beletweyne, avendo raggiunto dopo oltre un anno una tregua con i notabili e gli anziani della città.
Possibili ad ogni modo nuovi attacchi mirati, eventi che si inscrivono appieno nella dinamica politica. È compito delle Autorità federali impedirli, ma oltre le preoccupazioni e le implicazioni di sicurezza tra i leader politici specie di opposizione serpeggia sfiducia o peggio qualche velenosa accusa di complotto.
Non manca infatti chi scorge una vera e propria responsabilità dei vertici dello Stato nel non impedire con efficacia questa nuova ondata di atti terroristici, nella misura in cui essi prendono di mira fazioni rivali o comunque rallentano un processo di transizione malvisto. Resta l’auspicio che il culmine della competizione non si accompagni a un ulteriore picco negli eventi di sicurezza.
Per quanto alla politica internazionale, rileva la visita ufficiale di funzionari del Somaliland a Taiwan. Si confermano i buoni uffici tra Taipei e Hargheisa, modo per entrambe di differenziarsi. L’isola persegue una diplomazia africana in reazione alle pressioni cinesi volte a limitarne l’impronta internazionale; il Somaliland ha una parallela esigenza a cercare all’estero sostegno per la propria causa separatista. Dal 2020 entrambi ospitano uffici di rappresentanza della controparte.
Giunti ulteriori aiuti alimentari da parte degli Emirati a Mogadiscio (8 febbraio), per contrastare gli effetti della forte siccità che hanno spinto diverse persone dall’interno cercare rifugio nella capitale. Il Governo ha rinsaldato in parallelo anche i rapporti con Qatar e Turchia, sia sul lato politico-diplomatico, sia su quello militare.