Come anticipato lo scorso mese di gennaio, la Cina ha annunciato la nomina del proprio rappresentante speciale per il Corno d’Africa. L’incarico è stato assegnato ad un esperto diplomatico, Xue Bing, già ambasciatore a Papua Nuova Guinea e con esperienza diplomatica in Africa, America e Oceania.

La nomina di Xue Bing è stata annunciata il 22 febbraio dal portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, che ne ha confermato l’incarico per lo “sviluppo pacifico delle strategie regionali al fine di permettere ai paesi del Corno d’Africa i loro obiettivi di lungo periodo di stabilità e prosperità”.

La nomina di un rappresentante speciale è stata decisa dal governo cinese per la gestione dei sempre più ingenti interessi della Cina nella regione, in particolar modo per la gestione della propria base navale a Gibuti e in conseguenza della grave crisi politica e militare in corso in Etiopia.

Gli investimenti cinesi nell’area includono il sempre più stretto rapporto finanziario con l’Etiopia, dove Pechino ha finanziato anche la costruzione della linea ferroviaria che collega Addis Abeba al porto di Gibuti, e che rappresenta oggi una delle più importanti direttrici del traffico merci in direzione del terminal di Doraleh.

La Cina, inoltre, è alla ricerca di ulteriori infrastrutture portuali tanto nel Mar Rosso quanto sulle coste africane dell’Oceano Indiano, nell’intento di rafforzare la rete di approdi atta a favorire il consolidamento della One Belt One Road Initiative, costruendo un sistema logistico di gestione globale a sostegno del traffico marittimo diretto e proveniente dalla Cina. In questo contesto è stato manifestato un rinnovato interesse al dialogo con l’Eritrea, che è stata oggetto di visite di alto livello della diplomazia cinese nell’ambito delle quali sono stati discussi soprattutto i progetti relativi ad un possibile ingresso cinese nella gestione dei porti di Massaua ed Assab.

Non meno importante per Pechino, tuttavia, è la gestione dei propri investimenti in Kenya, soprattutto nel settore delle infrastrutture di trasporto e con particolare riferimento a quelle connesse alla movimentazione delle merci in direzione delle infrastrutture portuali della costa, così come nel settore petrolifero del Sud Sudan, che rappresenta per la Cina una non trascurabile sorgente degli approvvigionamenti energetici.

La Cina è allarmata infine anche dall’evoluzione della perdurante instabilità politica e della sicurezza in Somalia, dove le milizie jihadiste dell’al Shabaab sono tornate nel corso degli ultimi mesi a sferrare un numero crescente di attacchi terroristici tanto in Somalia quanto in Kenya.

Il ministero degli esteri cinese, nell’annunciare la nomina del proprio rappresentante speciale per il Corno d’Africa, ha ribadito la propria intenzione di avviare un dialogo multilaterale con i paesi dell’area al fine di individuare strumenti capaci di garantire la soluzione delle numerose crisi che interessano l’intera regione. Al tempo stesso, la Cina ha ribadito le critiche già espresse da tempo al governo degli Stati Uniti, accusando Washington di interferire nelle dinamiche politiche regionali, alimento l’instabilità e determinando le condizioni per una diffusa conflittualità.

In particolar modo, la Cina lamenta il tentativo del governo degli Stati Uniti di esercitare pressioni politiche sui governi del Kenya e del Sudan per impedire lo sviluppo dei progetti negoziati da Pechino nel settore delle infrastrutture, dei porti e, potenzialmente, per l’apertura di nuove basi logistiche per la propria marina militare.

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