Ad una settimana dall’ondata di arresti condotti a Gibuti nel timore di un colpo di stato, sembra essere tornato una calma apparente nella capitale del paese.
Nessuna notizia è trapelata sugli organi di stampa locali circa la sorte degli esponenti politici e militari tratti in arresto la scorsa settimana, alcuni dei quali posti agli arresti domiciliari ed altri trasferiti nelle carceri della capitale in seguito alle disposizioni delle autorità investigative.
Nessun commento è trapelato dall’ufficio del presidente, così come dagli organi ufficiali del governo, e non sono state segnalate particolari misure di sicurezza nel paese.
Secondo alcuni esponenti delle forze di opposizione al governo di Ismail Omar Guelleh, basate in Francia, gli arresti della scorsa settimana avrebbero fortemente scosso il presidente e il suo entourage familiare, dimostrando la concreta e ramificata presenza di un vasto sentimento di opposizione all’interno del clan Issa.
Tale fronda, in particolar modo, avrebbe manifestato chiaramente la propria ostilità nei confronti delle ambizioni alla successione del presidente da parte della moglie Kadra, ritenuta interessata a favorire l’ascesa del proprio figlio Naguib Abdallah Kamil, avuto da un precedente matrimonio.
A dispetto della calma apparente registrata a Gibuti, pertanto, secondo le forze di opposizione sarebbe in atto una vasta ricognizione da parte del presidente Guelleh per comprendere l’estensione del movimento di opposizione accusato di aver pianificato un colpo di Stato, soprattutto accertando il coinvolgimento dei membri delle forze armate e di quelle di polizia. La ramificazione, tuttavia, sarebbe essere del tutto interna al clan Issa.