Al ritorno dalla visita condotta a Mosca la settimana scorsa, il generale Mohamed Hamdan Dagalo ha rilasciato un’intervista alla stampa sudanese il 2 marzo, nel corso della quale ha offerto il proprio punto di vista in merito alle relazioni di Khartoum con la Russia.
Secondo il generale Dagalo il Sudan non ha problemi con la Russia sul piano politico, e i due paesi condividono pienamente le rispettive posizioni tanto sul piano della politica internazionale quanto su quella della politica regionale africana del Corno d’Africa.
Per tale ragione, ha aggiunto il vice presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, il Sudan ritiene legittima l’ambizione di Mosca di aprire una propria base navale sul Mar Rosso, implicitamente aprendo alla possibilità di un nuovo impulso nel progetto di concedere ai russi la possibilità di realizzare a Port Sudan una propria base logistica.
La proposta russa per lo sviluppo della base navale in Sudan sarebbe, secondo il generale Dagalo, all’attenzione del Ministro della Difesa di Khartoum, e quindi di fatto non direttamente sotto la sua supervisione e capacità decisionale.
Secondo gli Stati Uniti, invece, la missione del generale Dagalo a Mosca avrebbe avuto come principale oggetto proprio la discussione in merito alla definizione dell’accordo per la base navale, la cui approvazione sarebbe secondo Washington imminente.
Un articolo pubblicato dal giornale inglese The Telegraph il 3 marzo scorso, invece, ha accusato il generale Dagalo di rappresentare l’elemento di fiducia dei russi in Sudan per la conduzione di numerose operazioni illecite, tra la quali la più importante quella dell’export illegale di oro.
Sebbene le statistiche ufficiali del paese non mostrino alcuna concreta esportazione di oro in direzione della Russia, sostiene il Telegraph, secondo indiscrezioni raccolte dal giornale attraverso contatti nella locale industria mineraria circa 30 tonnellate di oro sarebbero contrabbandate ogni anno in Russia grazie alla compiacenza della struttura militare delle Forze di Supporto Rapido, al comando del generale Dagalo.
Questi, in cambio, avrebbe ricevuto l’assistenza della PMC Wagner per l’addestramento delle proprie unità militari e per le dotazioni di armi.
Nessun commento sulla questione è stato espresso dal presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, il generale Abdel Fattah al-Burhan, le cui relazioni con il generale Dagalo – ancora in merito al rapporto con la Russia – si sarebbero fatte sempre più tese nel corso delle ultime settimane.
Da tempo, in Sudan, si susseguono voci di un crescente contrasto tra il Presidente e il Vice Presidente, così come timori per una possibile imminente esplosione di queste divergenze sul piano politico.
Le minacce che il generale al Burhan deve oggi fronteggiare sono in tal modo non solo quelle derivanti dalla sempre più incisiva azione della protesta popolare, quanto anche quelle delle ambizioni del suo vice presidente, della tenuta delle alleanze con le milizie ribelli che hanno accettato di cooperare con il governo e, più ad ampio spettro, l’instabilità crescente nel Darfur e in numerose altre province meridionali del paese.