L’inviato delle Nazioni Unite per il Sudan, Volker Perthes, è intervenuto al Consiglio di Sicurezza il 28 marzo, affermando che il Sudan è sull’orlo di un collasso economico e della sicurezza, e che l’unica strategia per risolvere la gravissima crisi in atto transita attraverso un passaggio di consegne ad un governo guidato da esponenti civili.
La ragione di questa crisi, ha aggiunto Perthes, è da individuarsi nell’organizzazione del colpo di Stato da parte dei militari lo scorso 25 ottobre e nella successiva sistematica repressione delle proteste della società sudanese, da mesi impegnata in continue manifestazioni di piazza contro il ruolo dei militari.
L’obiettivo immediato, sostiene il rappresentante dell’ONU, deve essere in questo momento il “ritorno all’ordine costituzionale e alla definizione di un percorso di transizione”, guidato da un governo civile. Questo impegno, inoltre, deve essere sostenuto dalle Nazioni Unite, dall’Unione Africana e dal gruppo regionale di otto nazioni dell’Africa Orientale (l’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo).
Questo processo, tuttavia, secondo Perthes può avvenire solo attraverso la realizzazione di condizioni favorevoli che includano il diritto a manifestare, la cessazione delle violenze da parte dei militari e il rilascio dei detenuti politici.
Secondo il rappresentante speciale sarebbe incoraggiante il lavoro svolto nelle ultime due settimane da parte delle principali organizzazioni della protesta e dei partiti politici, che hanno convenuto sulla necessità di individuare un percorso comune capace di permettere una soluzione solida e duratura della crisi.
Volker Perthes ha annunciato l’imminente avvio di una intensa fase di colloqui entro le prossime due settimane tra le diverse formazioni delle forze di opposizioni, ricordando come qualsiasi fallimento in questo momento potrebbe portare alla cancellazione degli aiuti economici e al collasso generale del sistema politico.