Il 24 marzo il governo dell’Etiopia ha dichiarato “una immediata tregua umanitaria”, la cui durata è “indefinita”. Con una dichiarazione scritta il governo s’impegna a fornire gli aiuti umanitari necessari alla popolazione tigrina, in quanto “alleviare la situazione delle persone colpite dal conflitto è la massima priorità”. Inoltre, il governo spera che questo possa “aprire la strada alla risoluzione del conflitto nel nord dell’Etiopia senza ulteriore spargimento di sangue”.
La risposta del TPLF non si è fatta attendere e, lo stesso giorno, ha dichiarato di accettare la tregua. La condizione che il TPLF pone però è allo stesso tempo perentoria: se gli aiuti arrivano, in un lasso di tempo ragionevole, allora il TPLF implementerà la proposta di tregua del governo. Inoltre, il Fronte di Liberazione del Tigrai invita “le autorità etiopiche ad andare oltre a vuote promesse e a fare passi concreti per facilitare un illimitato accesso umanitario al Tigrai”, esprimendo sdegno per la connessione fra questioni politiche ed umanitarie ma comunque accettando la proposta di tregua.
La mossa di Abiy è arrivata a sorpresa poco dopo la visita dell’inviato speciale per il Corno d’Africa del governo statunitense David Satterfield, quest’ultimo ha poi dichiarato che la tregua “dovrebbe servire come un fondamento essenziale di un processo politico inclusivo”.
Getachew Reda, portavoce del TPLF, ha poi affermato il 26 marzo che nonostante l’offerta del governo che il TPLF ha accettato con riserva “niente è ancora arrivato in Tigrai”. Egli prosegue chiedendosi se gli aiuti umanitari saranno permessi anche nelle altre regioni vicine colpite dal conflitto. Le stime dell’ONU prevedono che almeno 100 camion con aiuti umanitari arrivino ogni giorno mentre sono circa 9 milioni le persone fra Tigrai, Afar e Amhara in necessità di aiuti alimentari. Dunque, questa settimana sarà cruciale per vedere se effettivamente lo sforzo delle due parti in conflitto porterà ad un cambio della situazione sul campo oppure se nessuna tregua sarà effettivamente messa in atto.
Intanto altri commentatori si chiedono se, oltre alla tregua del conflitto e agli aiuti umanitari, il governo permetterà anche che l’elettricità, il sistema bancario e quello delle telecomunicazioni saranno autorizzati a funzionare nuovamente.
Tuttavia, sempre il 26 marzo, il capo del governo dello Stato dell’Amhara ha dichiarato pubblicamente che le forze di difesa etiopiche stanno organizzando un piano per concludere la guerra e che si stanno esercitando, riorganizzando e rafforzando e che l’Amhara sta costruendo un grande esercito. Egli ha affermato inoltre che “è necessario agire per porre fine alla guerra”.
Allo stesso tempo numerosi commentatori su twitter fanno sapere che dopo più di 72 ore ancora nessun aiuto umanitario è giunto in Tigrai. Fonti vicine al TPLF affermano che il 27 marzo numerosi mezzi militari carichi di truppe si stanno invece avvicinando al confine tigrino. Al momento sorge dunque un dubbio fondamentale: la tregua dichiarata da Abiy è solo una cortina di fumo dietro alla quale si cela un’ulteriore offensiva governativa?