Giovedì della scorsa settimana la Corte Suprema del Kenya ha definitivamente messo la parola fine sulla travagliata storia del Building Bridges Initiative (BBI), la proposta di riforma costituzionale fortemente voluta dal presidente Uhuru Kenyatta.

I giudici della corte suprema hanno ritenuto illeciti alcuni elementi della legge. Come sentenziato dalla presidentessa della corte suprema, Martha Koome, il ruolo di Kenyatta nella promozione della legge è stato troppo eccessivo, e la partecipazione popolare troppo limitata. Inoltre il presidente non può farsi carico, esso stesso, di portare avanti una proposta di legge a nome dei kenioti.

Un altro elemento giudicato incostituzionale, riguarda la creazione di 70 nuovi collegi elettorali — e quindi di 70 nuovi posti in parlamento, da molti critici vista come uno strumento di clientelismo per premiare i più fedeli. La corte suprema ha dichiarato che questo potere spetta all’IEBC, la commissione indipendente con il compito di garantire l’imparzialità nei processi politici e giudiziari del paese.

La corte ha tuttavia anche dichiarato che il presidente in carica non può essere messo sotto processo, a differenza di quanto sentenziato da alcune corte minori precedentemente.

Il BBI era diventato uno dei simboli della svolta nel panorama politico keniano. Dalla famosa stretta di mano tra Kenyatta e il suo storico rivale Odinga, l’iniziativa era diventata il cavallo di battaglia di entrambi suggellando la nuova alleanza, che li vede ora schierati dalla stessa parte nelle prossime presidenziali — con l’introduzione, nel BBI, del ruolo del primo ministro, secondo alcuni, la posizione sarebbe stata data Kenyatta stesso in caso di vittoria di Odinga.

Alla riforma si era opposto l’altro candidato delle elezioni di agosto, il vice-presidente del governo di Kenyatta, William Ruto, che molti vedono come il “vincitore” in questa storia, viste le elezioni imminenti, e che all’inizio del mese aveva dichiarato alla BBC, che riteneva il BBI un mezzo escogitato per toglierlo di mezzo dal governo.

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