Il 6 aprile un rapporto congiunto di Human Rights Watch (HRW) ed Amnesty International (AI) ha accusato le milizie amhara di crimini di guerra e crimini contro l’umanità con la complicità del governo federale. Le fonti del rapporto sono immagini satellitari, dato che la copertura giornalistica è oramai svanita da tempo, e interviste – circa 400 – le quali indicano che “questa campagna di pulizia etnica è stata condotta attraverso numerosi abusi dei diritti umani fra cui detenzione di massa e torture, violenza sessuale, esecuzioni sommarie, negazione di aiuti umanitari ed espulsione forzata dei tigrini”.
La regione che viene trattata dal rapporto, il quale ha raccolto queste testimonianze fin dallo scoppio del conflitto nel novembre 2020 e fino al dicembre 2021, è quella dell’ovest del Tigrai la quale è divisa dal resto del Tigrai dal fiume Tekezze e che è sotto l’occupazione delle forze amhara sin dall’inizio del conflitto. Amnesty e Human Rights Watch invocano il disarmo delle milizie, la sospensione degli ufficiali connessi agli abusi e il dispiegamento di una forza internazionale di peacekeeping guidata dall’Unione Africana nell’area.
Tuttavia questa è solo una delle numerose volte in cui le ONG internazionali hanno richiamato l’attenzione sul conflitto tigrino, senza però ricevere eco da nessuna grande potenza della comunità internazionale. Questa volta Stati Uniti e Unione Europea invece hanno preso una posizione.
Gli Stati Uniti hanno richiesto l’immediata scarcerazione dei tigrini detenuti illegalmente e l’accesso a una commissione di valutazione internazionale sull’area: “gli Stati Uniti reiterano la loro grave preoccupazioni per le atrocità motivate etnicamente commesse dalle autorità amhara nel Tigrai dell’Ovest […] in particolare siamo molto scossi dalle conclusioni del report [di HRW e AI, NdA] che afferma che questi atti ammontano a una pulizia etnica”. Questa la dichiarazione ufficiale del governo statunitense, il quale poi continua richiedendo la collaborazione del governo etiopico con la Commissione dei Diritti Umani dell’ONU e il ritiro delle forze straniere (eritree) come anche di quelle delle autorità regionali.
L’Unione Europea segue sostanzialmente la stessa linea statunitense, con l’eccezione che nel dicembre 2021 ha creato la Commissione Internazionale degli Esperti di Diritti Umani per l’Etiopia richiedendo al governo di cooperare con questo comitato.
Il governo federale etiopico ha affermato che il rapporto umanitario “non aiuta” ma ha promesso di “esaminare” le accuse tramite la propria task force inter-ministeriale, senza nessuna apertura. Allo stesso tempo si afferma che i toni etnici sembrano “distribuire il biasimo sproporzionatamente mentre si cerca di discolpare altri”, affermando che ciò aumenta l’odio e rende la riconciliazione difficile. Allo stesso tempo il governo si distanzia dalle accuse, discolpando così anche le milizie amhara, affermando che “la responsabilità è individuale”.
Le forze tigrine hanno invece, ovviamente, visto il rapporto molto favorevolmente così come l’appoggio di USA e UE.
Tuttavia, finché una commissione indipendente non sarà autorizzata ad intervenire tutto questo rimarrà carta bianca né si potrà indagare sulle atrocità commesse dalle forze tigrine e quanto entrambi gli schieramenti siano coinvolti in uno schema politico o se questi siano atti semplicemente individuali.