Le autorità del Tigrai hanno accusato il governo dell’Etiopia di non aver permesso più alcun accesso agli aiuti umanitari dopo i primi 21 camion del World Food Program ampiamente documentati dai media nelle scorse settimane.

Secondo il governo di Macallè solo un primo – e unico, secondo la loro versione – convoglio avrebbe ricevuto l’autorizzazione ad entrare nel territorio del Tigrai attraverso lo stato regionale dell’Afar, venendo strumentalizzato mediaticamente per favorire un’immagine cooperativa del governo di Addis Abeba.

Al contrario, invece, tutti i successivi convogli sarebbero stati bloccati con diversi pretesti, limitando drasticamente il numero delle derrate alimentari in ingresso e degli aiuti umanitari.

Nuove tensioni sul piano della politica interna etiopica sono invece insorte in seguito all’annuncio dell’annessione da parte dello stato regionale dell’Amhara di circa 280 ettari di terre amministrativamente parte dello stato regionale dell’Oromia. Secondo le autorità regionali oromo, infatti, un’ampia fascia di territorio nello Showa del Nord, in prossimità della circoscrizione di Kimbibit, che ricade amministrativamente nella propria giurisdizione, sarebbe stata trasferita dalle autorità amhara sotto il proprio controllo.

Nessun comunicato ufficiale ha chiarito la portata e le motivazioni della decisione, sebbene le autorità amministrative dello Showa del Nord abbiano riferito di un’azione condotta grazie alla presenza in loco delle unità militari Amhara.

La dinamica degli eventi si inserisce nel più ampio solco di un problema che ormai affonda le sue radici alla fine dello scorso secolo, quando iniziò un progressivo processo di acquisizione delle terre dei locali agricoltori, sulla spinta di un’azione politica sostenuta dal governo dell’Amhara.

Le tensioni in corso rischiano di accendere nuovamente una conflittualità mai sopita, con il rischio di estendere la portata dell’instabilità territoriale ben oltre i confini del Tigrai.

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