Dopo la visita in Egitto del 30 marzo scorso del presidente del Consiglio Sovrano del Sudan, generale Abdel Fattah al-Burhan, il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha annunciato l’erogazione di un pacchetto di aiuti a favore del paese, ufficialmente destinati ad alleviare gli effetti della crisi economica.
Il pacchetto di aiuti accordati dall’Egitto viene considerato tuttavia come un sostegno alla vigilia della stagione in cui più frequenti sono le inondazioni causate del Nilo, nel tentativo di impedire una più attiva cooperazione con l’Etiopia attraverso la gestione dei flussi della diga del GERD.
Non sono stati annunciati nuovi progressi nella gestione del negoziato tripartito sulla diga, mentre l’Etiopia ha confermato di voler procedere alla terza fase di riempimento del bacino a partire dal prossimo mese di luglio.
Sebbene il Sudan e l’Egitto abbiano annunciato di voler proseguire attraverso un coordinamento reciproco in merito alla questione della diga, il governo egiziano ritiene che la posizione di Khartoum si sia fatta più ambigua e malleabile nei confronti dell’Etiopia nel corso degli ultimi mesi. La crisi politica ed economica in atto in Sudan non sembra suggerire al governo di Khartoum di assumere posizioni intransigenti con Addis Abeba, mentre sotto il profilo tecnico la capacità di contenimento delle acque del Nilo da parte della diga sarebbe stata positivamente valutata dalle autorità sudanesi soprattutto nei periodi delle più intense precipitazioni, quando le alluvioni provocano ingenti danni alle coltivazioni e lungo le sponde del fiume.
Il 17 aprile, invece, il ministro degli esteri del Sudan, Ali Al-Sadiq, ha incontrato a Khartoum l’inviata speciale del Segretario Generale dell’ONU Hanna Tetteh.
Nel corso dell’incontro, il ministro sudanese ha ribadito come il Sudan consideri l’area dell’al Fashaga – disputata con l’Etiopia – come parte integrante del territorio sudanese, e pienamente sotto la sovranità del governo di Khartoum.
Il ministro ha aggiunto di ritenere il dialogo e la diplomazia come il migliore strumento per dirimere la controversa in atto con l’Etiopia, pur ribadendo come il governo sudanese abbia dovuto dispiegare dal dicembre del 2000 un ingente schieramento di truppe nella regione per impedire che le violenze potessero aumentare e permettere un controllo di fatto dell’area da parte dell’Etiopia.