Il 23 aprile le autorità militari del Consiglio Sovrano di Transizione del Sudan hanno autorizzato la scarcerazione di 25 esponenti dei Comitati di Resistenza, detenuti nelle carceri di Khartoum a seguito delle proteste contro il colpo di Stato dello scorso 25 ottobre.

La notizia era stata annunciata la settimana scorsa dal presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, generale Abdel Fattah al Burhan, nell’ambito del tentativo di rilanciare il dialogo politico cin le opposizioni e permettere il superamento dell’impasse che da mesi ha paralizzato la vita istituzionale del paese.

La notizia della scarcerazione è stata accolta positivamente dalle forze di opposizione, che tuttavia ricordano come altri 27 esponenti delle Forze per la Libertà e il Cambiamento (FFC) e del Comitato per la Rimozione del Potere (ERC) siano ancora trattenuti nelle carceri militari del paese, mentre nuovi arresti continuano ad interessare gli attivisti.

Ha sollevato numerose polemiche, invece, l’intervista rilasciata l’8 aprile scorso dall’ex segretario del Partito del Congresso Nazionale (CNP), Ibrahim Ghandour, fondato dal deposto presidente Omar al-Bashir ed oggi fuorilegge, secondo il quale il colpo di Stato dello scorso 25 ottobre sarebbe stato un passo necessario per la stabilità del Sudan, come dimostrato dal miglioramento della generale situazione del paese.

Ghandour, un tempo tra le più alte cariche del regime di al-Bashir, era stato rilasciato solo il giorno prima dell’intervista, dopo una detenzione di quasi due anni. Secondo le forze di opposizione, la sua scarcerazione e la caduta di tutti i capi d’accusa contro di lui, dimostrano inequivocabilmente come il regime militare sia vicino alle figure di spicco dell’ex sistema di potere dio Omar al-Bashir, cercando silenziosamente di reintegrarle nell’apparato politico del paese.

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