L’Eritrea ha criticato aspramente il 18 aprile scorso l’accordo siglato dalla Gran Bretagna e dal Ruanda per l’invio dei richiedenti asilo nel paese africano, al fine di elaborare in loco le richieste e la gestione delle successive redistribuzioni.

Secondo il governo eritreo, che ha definito “immorale” l’accordo, il piano elaborato dalla Gran Bretagna persegue politiche di “spopolamento strategico” e mira a “coprire le cause profonde del flagello della tratta di esseri umani”.

Il piano, secondo il governo dell’Asmara, ha una finalità esclusivamente economica, che è alla base dell’interesse primario del Ruanda, nell’ottica di incaricare un paese regionale nella gestione periferica del problema connesso all’incremento dei flussi migratori.

Il piano, siglato la settimana precedente e definito come “storico” dal ministro britannico Priti Patel, prevede l’organizzazione di voli per il trasferimento dal Regno Unito al Ruanda dei rifugiati entrati illegalmente, per la loro gestione delle loro pratiche in loco. L’annuncio della firma dell’accordo ha sollevato numerose critiche anche in Gran Bretagna, dove è stato ricordato come simili iniziative siano già fallite tanto in Australia quanto in Israele. Critiche sono state mosse al provvedimento anche dall’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby.

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