Il 26 aprile, la Camera Alta del Parlamento in Somalia ha rieletto alla carica di Presidente l’uscente Abdi Hashi Abdullahi – ex Ministro della Pesca e oppositore del Presidente Farmajo – con 28 voti contro 24 del rivale Salah Jama e i 2 del Ministro Osman Abokor Dube. Una scelta simile è stata operata dai deputati della Camera che al secondo turno hanno optato (il 28 aprile) per il candidato di opposizione Sheikh Aden Madobe, eletto con 163 voti al secondo turno; il suo rivale più accreditato, Hassan Abdinur, ha invece ottenuto 89 voti.
Orientamento più neutro è stato osservato per l’elezione dei vicepresidenti, due per ogni ramo. Per la Camera Alta Ali Sha’ban Ibrahim ha sopravanzato per 28 voti contro 25 il candidato sostenuto dal Presidente del Galmudug, alleato di Farmajo; il secondo vicepresidente del Senato è invece Abdullahi Ali Hirsi, vicino al Presidente. Per la Camera Bassa sono stati eletti Sadia Yasin Samatar – deputata dell’opposizione che ha ottenuto 30 voti in più dell’avversario – e Abdullahi Omar Abshirow, che ha ottenuto 146 voti contro i 95 del rivale, vicepresidente uscente.
Queste votazioni sono state caratterizzate da colpi di scena, incluso l’ordine impartito dal Capo della Polizia e della sicurezza di Villa Somalia Abdi Hassan Hijar a evacuare l’edificio, sede del personale amministrativo in forza al Parlamento. La mossa precedeva di poco il voto per la Camera Alta ed è stata interpretata come volta a rallentarla. Ovvie le rimostranze, ma la decisione è stata anche interpretata come un segnale di debolezza della cerchia presidenziale.
Abdi Hassan Hijar ha poi affermato di non poter assicurare la sicurezza del voto per le successive votazioni per la presidenza della Camera Bassa, chiedendo un differimento. Le operazioni di voto si sono svolte allora nella base Afisyoni a Mogadiscio, la cui sicurezza è stata conferita dal Premier Roble a personale dell’ATMIS (Missione Transitoria dell’Unione Africana in Somalia).
Da Presidente del Senato, Hashi ha posto in dubbio la validità di diverse decisioni prese dalla Presidenza e dalla Camera Bassa, controllata da alleati di Farmajo. Espressioni di giubilo hanno salutato a Mogadiscio l’elezione di Aden Madobe, contestato invece da altri deputati. I due Presidenti si sono incontrati per discutere delle prossime sessioni congiunte, per le presidenziali e per approvare la legge di bilancio del 2022.
L’importanza della loro elezione è data dal buon margine di vantaggio sugli avversari. Ciò suggerisce che, con un candidato unico su cui convergere, il Presidente Farmajo non sarà rieletto nelle presidenziali anche se i suoi alleati riescono ad assicurarsi i pochi seggi ancora in sospeso. Tra gli aspiranti si annoverano gli ex Presidenti Sheikh Mohamud e Sheikh Ahmed, oltre all’ex Premier Ali Kheyre e al leader del Puntland Deni.
Ad ora, dunque, un candidato unico non è ancora all’orizzonte ed è anzi probabile che altri, incluso Farmajo stesso, sciolgano le riserve nei prossimi giorni. È altresì possibile che il Presidente in proroga cerchi ora di concordare le modalità del suo ritiro. Il verificarsi o meno di nuove contestazioni e tensioni o ulteriori attentati costituirà un indicatore nelle settimane a venire.
Nel primo di tali eventi dopo le elezioni si è registrata la morte di nove militari, uccisi dall’esplosione di un ordigno posto al ciglio della strada e azionato al passaggio del loro convoglio, che comprendeva alti comandanti delle Forze Armate somale. Obiettivo dell’attentato era il gen. Saney Abdulle, diretto a Jowhar dove si sarebbero tenute le elezioni per un seggio controverso cui partecipavano membri del suo clan. L’attacco è stato rivendicato dall’Al Shabaab, come altri nel Medio Scebelli in danno di un convoglio dell’ATMIS; 2 militari del Burundi vi sono rimasti uccisi (29 aprile).