La scorsa settimana la Repubblica Democratica del Congo ha dichiarato un nuovo focolaio di Ebola a Mbandaka, una provincia nel nord ovest del paese. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già attivato il piano di contrasto dell’epidemia, inviando circa 200 dosi di vaccino e un centro di cura specializzato da 20 posti.
Nonostante gli sforzi messi in atto per contenere il virus in loco, i paesi della regione si sono subito attivati con misure precauzionali ai confini. Il virus, infatti, è già stato rilevato in Uganda, dopo che membri di una famiglia, tornata dalla RDC in settimana per assistere ad un funerale, sono risultati positivi con 4 decessi.
L’OMS ha dichiarato, tuttavia, la scorsa settimana, che la situazione non è ancora classificabile come “un’emergenza di salute pubblica di rilevanza internazionale”, fatto, questo, che permetterebbe di gestire la situazione attraverso uno sforzo congiunto dei paesi interessati.
In Kenya hanno attivato subito tutti. Mezzi di contenimento ai confini, con l’invio di personale aggiuntivo per assistere quello già presente ai confini per eseguire screening su tutti coloro che entrano nel paese e la gestione dei casi sospetti, come riferito dal dottor Khamadi, direttore del centro di ricerca virologica del Kenya (KEMRI). Inoltre, la segretaria di gabinetto della sanità del Kenya, Sicily Kariuki ha tranquillizzato la popolazione, dicendo che non c’è motivo, ad oggi, di temere una diffusione di Ebola. Il Kenya non ha ancora mai registrato casi di Ebola.
Tre casi sospetti, che erano entrati in contatto con una signora, che si era recata di recente al confine con l’Uganda, risultata negativa, sono anch’essi risultati negativi.