Nell’ovest del Tigrai le forze dello stato regionale dell’Amhara che occupano la zona, e le milizie Fano, stanno esumando centinaia di corpi per poi bruciarli in quello che appare come un deliberato tentativo di liberarsi di prove incriminanti le autorità per esecuzioni sommarie motivate etnicamente. Una quindicina di intervistati ha affermato alla BBC che numerose fosse comuni di civili tigrini risalenti ai primi momenti della guerra civile scattata nel novembre 2020 stanno venendo rimossi dallo scorso dicembre.
Anche le autorità tigrine sono state accusate, come tutti i belligeranti nella guerra civile etiopica, di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Il governo dello stato regionale del Tigrai si dice pronto a collaborare né, al momento, vi sono notizie simili.
Ad ogni modo, a quanto affermano i testimoni sin dal terzo giorno dopo la delibera del Consiglio per i diritti umani dell’ONU d’istituire un’investigazione indipendente sulle atrocità commesse da tutti i belligeranti in conflitto nelle zone di Humera e Adebay, vicino al confine con il Sudan, le milizie Amhara stanno costantemente spostando e bruciando resti umani. All’istituzione della commissione d’indagine il governo etiopico ha dichiarato di non voler cooperare e che riteneva la commissione “uno strumento di pressione politica”, in marzo poi il governo etiopico – con il supporto russo e cinese – ha provato, fallendo, a bloccare il finanziamento per la commissione.
Gli intervistati che riportano queste notizie sono dell’etnia Welkyat, in quanto i tigrini sono fuggiti dall’area o sono rimasti uccisi all’inizio del conflitto né vi sono rientrati perché l’area è stata in costante controllo delle forze amhara, le quali com’è noto intendono annettere la parte ovest del Tigrai. Ad Humera i testimoni affermano che le milizie amhara, con il viso coperto e i guanti, hanno esumato i corpi di circa 100 civili di etnia tigrina sepolti nei terreni retrostanti l’Istituto Agricolo di Humera per poi bruciarli nel complesso usando prodotti chimici. Ad Adebay in quattro fosse comuni pare che siano arrivati dei camion a portare via i corpi per poi partire verso una destinazione ignota.
Inoltre, pare che esperti dall’Università di Gondar – una delle istituzioni che ha affermato di aver scoperto fosse comuni attribuibili al TPLF – siano arrivati a Beaker, un’altra città nell’ovest del Tigrai, per distribuire le sostanze chimiche con cui bruciare i corpi e per istruire i soldati su come usarle: gli intervistati hanno affermato che alcuni componenti delle milizie amhara hanno parlato pubblicamente del coinvolgimento dell’Università di Gondar vantandosi di aver impedito che le prove degli omicidi potessero venire trovate.
L’ufficio del primo ministro etiopico ha finora declinato l’invito a commentare le notizie mentre un funzionario amhara, Agegnehu Teshager, ha negato che le prove siano sistematicamente distrutte anche se ha confermato le operazioni di esumazione dalle fosse comuni. Tuttavia secondo il funzionario queste fosse comuni contenevano degli Amhara uccisi negli ultimi quarant’anni, accusando il TPLF di queste uccisioni e affermando che “finora non era stato possibile esumare queste fosse comuni e mostrarle al mondo in quanto il TPLF era al governo della nazione”.