Nuove manifestazioni sono state organizzate il 19 maggio dalle forze di opposizione al governo militare, a Khartoum e nelle principali città del paese, e l’intervento delle forze di sicurezza ha provocato la morte di un manifestante ad Omdurman e il ferimento di alcuni altri.
Sale in tal modo a 96 il numero delle vittime della repressione militare della protesta che incessantemente chiede la fine del governo militare dallo scorso ottobre, innalzando ancora una volta il livello della violenza.
I manifestanti sono poi tornati a protestare per le strade il sabato successivo, il 21 maggio, rinnovando la richiesta di istituire un governo civile e chiedendo l’incriminazione dei vertici della giunta militare salita al potere con il colpo di Stato dello scorso 25 ottobre. Il movimento di protesta rifiuta qualsiasi formula negoziale e di compromesso con le autorità militari, mentre lo stesso generale al-Burhan – presidente del Consiglio Sovrano di Transizione – ritiene i tentativi dell’inviato speciale dell’ONU Volker Perthes come un’ingerenza diretta negli affari dello Stato sudanese, minacciandone ripetutamente l’espulsione dal paese.
Nel corso delle proteste di giovedì 19 sono state arrestate due figure di spicco del partito comunista sudanese, poi rilasciate il giorno successivo. Si tratta di Mohammed Mukhtar al-Khatib, segretario politico del Partito Comunista Sudanese, arrestato nella propria abitazione a Khartoum, e Saleh Mahmoud, arrestato nell’aeroporto della capitale. Entrambi erano appena rientrati a Khartoum da Juba, nel Sud Sudan, dove si erano incontrati a Kuda, nel Kordofan del Sud, con Abdel Aziz El Hilu, a capo del Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese – Nord (SPLM-N), e con Abdelwahid El Nur, a capo del Movimento di Liberazione Sudanese in Darfur.
L’arresto dei due esponenti politici aveva provocato la protesta di tutte le forze politiche di opposizione, determinando la loro rapida scarcerazione da parte delle forze di sicurezza, nel timore di ulteriori ondate di protesta nella capitale.
Non sono state chiarite le dinamiche dell’arresto, che sono avvenute con ogni probabilità per iniziative delle Forze di Supporto Rapido al comando del generale Dagalo, nonostante l’impegno del capo dello stato, il generale al-Burhan, di liberare i prigionieri politici come segno di distensione verso le forze di opposizione.