Il 29 maggio il Consiglio Sovrano di Transizione ha annunciato la revoca in Sudan dello stato d’emergenza, dichiarato lo scorso ottobre in occasione del colpo di Stato perpetrato dalle forze armate.

Con un comunicato diramato dal governo, le autorità militari sudanesi hanno annunciato che “al fine di creare un ambiente favorevole a un dialogo fruttuoso e significativo che raggiunga stabilità durante il periodo di transizione, il presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, tenente generale Abdel Fattah al-Burhan, ha emanato oggi un decreto che revoca lo stato di emergenza in tutto il Paese” (https://sudantribune.com/article259525/).

Nel tentativo di rilanciare il dialogo con le opposizioni, il governo sudanese ha anche rilasciato 125 detenuti politici, nell’ottica soprattutto di favorire un rallentamento delle attività di protesta sistematicamente condotte nelle principali città del paese.

Il 1° giugno, invece, i tre rappresentanti dell’UNITAMS, dell’Unione Africana e dell’IGAD, rispettivamente Volker Perthes, Mohammed El-Hacen Oul-Lebatt e Ismail Wais, hanno annunciato l’avvio del processo di dialogo intra-sudanese per la prossima settimana. A seguito di un incontro con il Consiglio Sovrano di Transizione, i tre funzionari internazionali hanno definito il contesto come “costruttivo”, auspicando la possibilità che i colloqui possano favorire il ripristino di un governo costituzionale capace di “soddisfare le aspirazioni del popolo sudanese a una transizione democratica” (https://sudantribune.com/article259686/).

Lo stesso giorno, tuttavia, una manifestazione è stata organizzata a Khartoum di fronte agli uffici delle Nazioni Unite, dove centinaia di persone hanno criticato il ruolo di Volker Perthes accusandolo di ingerire negli affari interni del Sudan, chiedendone le immediate dimissioni e minacciando azioni di forza (https://www.africanews.com/2022/06/01/hundreds-demonstrate-against-the-un-in-sudan/). La principale ragione dell’ostilità di alcuni esponenti delle forze di opposizione al ruolo dell’inviato dell’ONU è quella connessa al meccanismo di dialogo proposto da Perthes, che include le forze armate ritenendole un interlocutore impossibile da estromettere in questa difficile fase di crisi politica.

Nuove proteste sono state invece organizzate anche il 3 giugno, nell’anniversario degli scontri del 2019 che provocarono la morte di circa 130 dimostranti. Le autorità militari sudanesi, nel tentativo di contenere la portata della protesta, hanno annunciato già dal giorno precedente la chiusura dei ponti sul Nilo nel centro della città, ad eccezione di quelli di Al-Halfaya e di Soba.

Il 5 giugno è infine giunta a Khartoum il Vicesegretario di Stato USA per gli affari africani Molly Phee, che si tratterrà in Sudan per cinque giorni nel tentativo di sostenere il processo di dialogo politico nazionale facilitato dall’ONU, dall’Unione Africana e dall’IGAD. La vista del rappresentante diplomatico statunitense è guardata con grande interesse, e rientrerebbe nel tentativo dell’amministrazione Biden di convincere le autorità militari ad un compromesso con le forze di opposizione, evitando l’irrogazione di sanzioni e il definitivo arresto del meccanismo di sostegno finanziario al paese. Misure più radicali contro le autorità militari sudanesi, invece, vengono chieste in modo sempre più insistente dal Congresso.

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