Per la quarta volta, a partire dal 21 giugno, i rappresentanti di 196 Paesi si sono riuniti per discutere i piani migliori e un quadro post-2020 per salvare la biodiversità in diminuzione del nostro pianeta malato, sotto la bandiera della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica. Ad ospitare questo evento è il Kenya, il paese dove venne adottata la convenzione sulla diversità biologica nel maggio del 1992, e che venne poi firmata dai paesi nel giugno seguente a Rio de Janeiro, ricorrendo quindi proprio in questo mese il trentesimo anniversario.
Il documento aspira a mettere a disposizione 200 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi del mondo a coterservare la loro biodiversità; a ridurre i sussidi “dannosi” per la biodiversità di 500 miliardi di dollari all’anno e ad aumentare la disponibilità di fondi di 10 miliardi di dollari ogni anno. Ma restano ancora dubbi su chi metterà a disposizione questi fondi e come.
La riunione del gruppo di lavoro a Nairobi è l’ultima prima dei colloqui della COP 15 a Montreal, previsti per dicembre di quest’anno. A Nairobi, le parti cercheranno di risolvere il maggior numero possibile di controversie nel GBF, in modo che le delibere di Montreal siano il più agevoli possibile.
A fine mese, invece, il Kenya co-ospiterà la UN Oceans conference 2022, che si terrà a Lisbona. Il fulcro si questa conferenza sarà la cosiddetta Blue Economy, ovvero l’uso sostenibile delle risorse oceaniche per la crescita economica, il miglioramento dei mezzi di sussistenza e dell’occupazione, preservando al contempo la salute dell’ecosistema. Dovrebbe quindi promuovere – in modo ciclico – un’economia sana e il benessere di oceani, mari e masse d’acqua.
Il programma della prossima conferenza è ricco di argomenti chiave da discutere. Tra questi, i giovani e l’innovazione, la localizzazione dell’azione per gli oceani attraverso un forum dei governi locali e regionali, un simposio di alto livello sull’acqua e un forum sugli investimenti nell’economia blu sostenibile.