Il 29 giugno il portavoce del presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha smentito ufficialmente le voci circolate nei giorni precedenti in merito alla presunta richiesta di 50 milioni di dollari USA da parte del governo eritreo come condizione per il rilascio di 5.000 militari somali ancora presenti nel paese.
Il portavoce Abdikarin Ali Kar, nel corso di un’intervista televisiva, ha replicato alle domande dei giornalisti in merito alle voci di una richiesta di denaro da parte del governo eritreo definendole come invenzioni prive di qualsiasi fondamento (https://somaliguardian.com/news/somalia-news/somalia-denies-rumors-about-eritrea-holding-missing-soldiers-for-50m-ransom/).
La faccenda è scaturita dalle crescenti proteste delle famiglie dei giovani militari somali inviati in Eritrea per sostenere un programma di addestramento, per molti dei quali apparentemente è stato impossibile conoscere la sorte.
In una successiva intervista televisiva, tuttavia, il 1° luglio sempre il portavoce della presidenza somala, Abdikarin Ali Kar, ha risposto alle richieste delle famiglie dei soldati somali confermando come un certo numero di questi sia deceduto nel corso del programma di addestramento in Eritrea.
Il portavoce della presidenza ha assicurato alle famiglie dei militari che presto riceveranno dettagliate informazioni sulla sorte dei propri congiunti, sebbene senza fornire specifiche indicazioni in merito alle circostanze che hanno determinato la morte di alcuni di questi (https://somaliguardian.com/news/somalia-news/somalias-new-administration-confirms-deaths-of-soldiers-in-eritrea/).
Nel corso degli ultimi mesi erano circolate in Somalia diverse voci circa la sorte dei militari inviati in Eritrea per un programma di addestramento, e, secondo alcune di queste, numerosi contrasti tra i militari eritrei e quelli somali sarebbero emersi nel corso del conflitto in Tigrai, dove, secondo voci di difficile verifica, il governo eritreo avrebbe cercato di impiegare i soldati di Mogadiscio contro la loro volontà.
Il netto cambio di passo nella comunicazione della presidenza somala intende favorire indubbiamente una maggiore chiarezza sulla questione dei militari inviati in Eritrea per un programma di addestramento, ma rischia di generare un controverso caso politico con la precedente amministrazione guidata dal presidente Farmajo e con le autorità eritree. Sempre secondo voci circolate nel paese nel corso degli ultimi mesi, e tuttavia mai confermate ufficialmente, l’ex presidente somalo potrebbe aver definito un accordo segreto con l’Eritrea per l’impiego nell’ambito del conflitto in Tigrai dei militari presenti nel paese, dove molti sarebbero stati uccisi in combattimento ed altri invece nei contrasti con le stesse forze di Asmara.