I recenti scontri alla frontiera tra il Sudan e l’Etiopia, nella regione dell’al-Fashaga, destano la preoccupazione dell’Unione Africana, che il 29 giugno ha invitato i due paesi alla moderazione nell’intento di impedire un’escalation militare su larga scala.

Dopo il grave episodio della settimana scorsa dell’uccisione di sette militari e un civile sudanesi, prigionieri di milizie da più parti indicate come Amhara, il Sudan ha dapprima richiamato in patria il proprio ambasciatore ad Addis Abeba e poi sferrato il 28 giugno un attacco militare impiegando artiglieria pesante e supporto aereo.

L’Etiopia ha sistematicamente smentito ogni addebito di una propria responsabilità nell’uccisione dei prigionieri sudanesi, confermando l’episodio ma addebitandone la responsabilità ad “attori interessati a far deragliare il corso del dialogo politico tra Etiopia e Sudan”, alludendo in modo fin troppo esplicito ad un possibile ruolo del TPLF (https://www.france24.com/en/live-news/20220629-au-urges-restraint-over-escalating-ethiopia-sudan-tensions).

Altrettanto categorica è stata tuttavia la smentita dei tigrini, che accusano invece apertamente le forze speciali Amhara della responsabilità del crimine, nell’ottica di un progetto politico di espansione territoriale nell’area dell’al-Fashaga, sulla cui sovranità il TPLF conferma ancora una volta le proprie posizioni attribuendola indiscutibilmente al Sudan (https://borkena.com/2022/07/02/getachew-reda-tplf-makes-sudan-amhara-forces/).

Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, il ciadiano Moussa Faki Mahamat, ha espresso il 29 giugno la propria preoccupazione per l’evoluzione delle tensioni al confine tra Sudan ed Etiopia, chiedendo ad entrambe le parti di astenersi da qualsiasi azione militare e favorire il dialogo con ogni strumento.

Il 27 giugno era stato proprio il Partito della Prosperità a invitare l’Unione Africana a facilitare il dialogo tra il governo dell’Etiopia e le autorità del Tigrai per una soluzione alla grave crisi politica in atto nel paese, nell’ambito di un’evoluzione delle dinamiche interne alla federazione che sembra assumere di giorno in giorno connotati sempre più drammatici (https://www.reuters.com/world/africa/african-union-should-lead-tigray-peace-talks-ethiopias-ruling-party-says-2022-06-27/).

Il 20 giugno si è invece tenuta ad Addis Abeba la prima conferenza sulla pace e lo sviluppo nella regione del Corno d’Africa promossa dal governo cinese, dove hanno preso parte le principali cariche del governo federale etiopico e della maggioranza dei paesi della regione. In tale occasione, il nuovo inviato speciale di Pechino per il Corno d’Africa, Xue Bing, si è proposto come mediatore delle molteplici crisi regionali, mutando in tal modo il tradizionale approccio cinese di non interferenza sul piano delle relazioni politiche, e facendo segnare al tempo stesso un deciso cambio passo della politica di Pechino nel Corno d’Africa (https://foreignpolicy.com/2022/06/29/china-ethiopia-horn-of-africa-peace-conference/).

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