Se due settimane fa i dialoghi di pace fra il governo federale e il governo regionale del Tigrai sembravano vicini, un tweet di Samuel Gebru – attivista tigrino-americano – rilanciato da Getachew Reda, il portavoce del TPLF, dirada le speranze così: “la gente dovrebbe smettere di dire che i dialoghi di pace fra Etiopia e Tigrai sono imminenti. Nessuno sa cosa sta succedendo. Non c’è nemmeno accordo sul mediatore. I partner internazionali capiscono che uno sforzo guidato dall’AU (Unione Africana) non è contemplabile, ma Abiy preferisce Obasanjo”.

Se c’è qualcosa di sicuro riguardo alla situazione sul campo è che oggi le difficoltà stanno aumentando. L’offensiva dell’OLA (il braccio armato del movimento di liberazione oromo, OLF) e del risorto GLF (Fronte di Liberazione del Gambella), che hanno recentemente annunciato un’alleanza, nella regione di Gambella e nella regione dell’Oromia sta guadagnando terreno. A Gambella City, la capitale della regione, è stato imposto un coprifuoco notturno dal 15 luglio e i recenti attacchi con più di 200 vittime in Oromia sono due indicatori che nel Sud il conflitto sta aumentando d’intensità.

La buona notizia è che la rinnovata tensione con il Sudan, che è sfociata in una serie di violenti scontri sul finire del mese scorso, è in corso di risoluzione grazie al dialogo fra Abiy Ahmed e il generale Abdel Fattah al-Burhan avviato lo scorso 6 luglio, sebbene ancora non vi siano ulteriori notizie in merito.

La situazione alimentare inoltre con l’arrivo della stagione delle piogge potrebbe peggiorare ulteriormente. All’inizio del mese 13 bambini sono morti nel sud del paese e oggi la FAO avverte che questa stagione di semina sarà cruciale, soprattutto per il Tigrai. Nella regione infatti mancano i necessari semi e fertilizzanti e la FAO afferma che “è altamente improbabile che la regione sia in grado di produrre cibo a sufficienza senza i fertilizzanti e i semi necessari, estendendo così la stagione di carestia al prossimo anno”. Gli aiuti umanitari che sono giunti nella regione infatti sono sufficienti a coprire alcune delle necessità odierne, ma se i raccolti di quest’anno saranno scarsi come predetto dalla FAO e la regione sarà ancora bloccata la probabilità che l’élite del TPLF opti nuovamente per la soluzione militare aumenta notevolmente.

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