Una nuova manifestazione di protesta è stata organizzata a Khartoum, in Sudan, il 30 luglio. I manifestanti hanno protestato come di consueto contro il governo della giunta militare del Consiglio Sovrano di Transizione, scandendo slogan contro il generale Al-Burhan e chiedendo il ripristino di un governo a guida civile, oltre all’assorbimento delle Forze di Reazione Rapida del generale Dagalo all’interno delle forze armate regolari.
La protesta è stata tuttavia anche scandita da slogan che denunciano le violenze tribali in corso nel sud del paese, chiedono un impegno del governo per garantire la pacifica convivenza delle diverse componenti tribali e denunciano il ruolo delle milizie delle Forze di Supporto Rapido ritenendole artefici delle divisioni che hanno portato alla violenza (https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/07/31/sudan-nuove-proteste-contro-generale-del-golpe-al-burhan_4bac2b03-fefa-4438-b6c4-e0b0dfcde75a.html).
Le autorità militari del paese si sono dette pronte il 4 luglio scorso a cedere il potere ad un governo civile, pur mantenendo un ruolo all’interno del futuro esecutivo, determinando in tal modo una spaccatura all’interno delle forze di opposizione. Una parte di queste, infatti, resta intransigente sulla necessità di impedire ai militari di assumere qualsiasi ruolo politico in un futuro governo, mentre un’altra parte ritiene importante l’apertura formulata dal generale Al-Burhan e considera con interesse la possibilità dell’avvio di un dialogo istituzionale capace di favorire una reale transizione.
Il 30 luglio Mohamed al-Faki, già membro del Consiglio Sovrano di Transizione ed esponente delle Forze per la Libertà il Cambiamento, ha annunciato che entro due settimane sarà presentata una bozza di accordo costituzionale e la nomina di un primo ministro civile, mentre il generale Al-Burhan ha annunciato la scioglimento del Consiglio Sovrano di Transizione e la formazione di un organismo militare provvisorio per la gestione delle questioni inerenti la sicurezza (https://sudantribune.com/article262093/).
Tale proposta ha allarmato l’ala più oltranzista dell’opposizione, che ritiene la manovra dei militari solo prodromica ad un loro riposizionamento all’interno del tessuto politico ed economico del paese, rifiutandola (https://english.alarabiya.net/News/middle-east/2022/07/31/Thousands-take-to-Sudan-streets-to-protest-military-rule-).
Secondo Mohamed al-Faki, invece, al nuovo primo ministro non saranno imposte alcune limitazioni nella scelta dei ministri, né sarà soggetto ad alcuna pressione da parte militare, confermando come l’iniziativa politica sia ascrivibile alla sola volontà delle Forze per la Libertà e il Cambiamento e alle formazioni ex riballi firmatarie degli accordi di Juba.