Il 15 agosto la commissione elettorale del Kenya ha annunciato, salvo clamorosi colpi di scena, la vittoria di William Ruto alle elezioni presidenziali del Kenya.

Le elezioni, tenutesi il 9 agosto, hanno visto sfidarsi quattro candidati. La contesa principale era tra due coalizioni, la UDA, guidata dal vice-presidente, William Ruto, autodefinitosi campione degli ‘hustlers’ (i giovani che si scontrano con le dure realtà della gig-economy) e la coalizione Azimio, guidata dal Raila Odinga, storico leader d’opposizione al quindicennio di potere di Kenyatta, oggi continuatore del suo progetto politico.

Se alla vigilia delle elezioni, l’affluenza sembrava un dato critico, questi timori si sono rivelati fondati. Alle urne si sarebbe presentato, a questa tornata, appena il 65% della popolazione (pari a circa 22 milioni di persone) contro l’80% che si era presentato alle scorse elezioni del 2017 (https://www.bbc.com/news/topics/c40rjmqdlzzt/kenya).

A quasi una settimana dal voto, lo scrutinio dei voti procedeva estremamente a rilento e, fomentati dalle fake news che imperversano sui social, numerosi elettori hanno imputato questa lentezza ad un attacco hacker che avrebbe invalidato le elezioni. Dirigenti della commissione elettorale, incaricata di scrutinare e di dare ufficialmente il vincitore delle elezioni, hanno tuttavia ribadito più volte che i sistemi sono sicuri.

Un altro problema evidenziato è stato la differenza tra i conteggi dei vari siti di informazione. Il problema in questo caso nascerebbe dal fatto che ogni giornale sceglie le schede da analizzare in maniera differente, partendo da contee diverse ma attingendo sempre dallo stesso portale pubblico. Come ha dichiarato il responsabile elettorale Wafula Chebukati, non c’è bisogno di farsi prendere dal panico quando si notano differenze nei conteggi dei vari gruppi mediatici, perché alla fine i risultati saranno simili: “I risultati provengono dallo stesso portale pubblico; l’approccio [di ogni emittente] è diverso”. Le emittenti negli ultimi giorni hanno rallentato l’analisi dei voti, secondo testimonianze, perché oberati dalla mole di lavoro dei primi giorni.

Altri motivi che hanno concorso alla lentezza dello scrutinio sono stati il processo di convalida dei voti, molto stringente, l’atteggiamento battagliero dei rappresentanti di lista nei vari collegi e la distanza di alcuni seggi dalla capitale, dove lo scrutinio viene fisicamente condotto (https://www.bbc.com/news/world-africa-62503203).

Sul fronte delle buone notizie, invece, la questione escalation sembra essere andata in una buona direzione. I timori alla vigilia delle elezioni riguardavano la possibilità di scontri, soprattutto vista la posta in palio. Il principale centro per lo scrutinio è stato letteralmente blindato, con tre livelli di sicurezza per accedere alle zone operative.

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