La Corte Suprema del Kenya ha iniziato il 30 agosto le audizioni connesse alla petizione presentata da Raila Odinga contro il risultato elettorale delle elezioni presidenziali dello scorso 9 agosto.
I sette giudici della corte, presieduti da Martha Koome, dovranno pronunciarsi entro il 5 settembre e, qualora dovessero ordinare l’annullamento delle elezioni dovranno poi procedere ad indirne di nuove entro il termine di 60 giorni (https://www.ft.com/content/5ebea0d3-fa44-4411-a729-426cd258675e).
La petizione di Odinga contro il vincitore William Ruto è articolata in un documento di 72 pagine, dove viene contestato il conteggio di almeno 140.000 schede, capaci di influire sul risultato elettorale alla luce di un distacco di soli 230.000 voti (https://www.africanews.com/2022/08/30/kenyas-supreme-court-begins-hearing-presidential-poll-petition/).
Il vincitore delle elezioni ha invece criticato la scelta di Odinga di ricorrere alla Corte Suprema, definendola come un tentativo di perpetuare il clima della campagna elettorale, a danno del paese, e accusandolo di aver sistematicamente contestato i risultati elettorali anche nelle precedenti elezioni, alimentando il clima di violenza che ne era conseguito (https://www.theeastafrican.co.ke/tea/news/east-africa/anxiety-east-africa-kenya-supreme-court-settles-election-dispute-3936132).
Secondo Odinga, al contrario, le ultime elezioni sarebbero state un “colpo di stato civile”, aggiungendo come anche le forze di intelligece del Kenya avrebbero riscontrato intrusioni nel sistema informatico della Commissione Elettorale Indipendente (https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/africa/2022/08/29/kenya-odinga-elezioni-un-colpo-di-stato-civile_4d1241f4-01a7-4bdc-a6a9-c3ee748e98a2.html).