Il governo federale dell’Etiopia ha accusato le autorità tigrine di aver condotto arruolamenti forzati tra i rifugiati – la maggior parte dei quali di etnia tigrina – riparati in Sudan dallo scoppio del conflitto. A questi, sempre secondo Addis Abeba, si sarebbero uniti anche un gruppo di ex militari federali di etnia tigrina un tempo dispiegati come peacekeepers nella città di Abyei, nel Sud Sudan, che hanno poi defezionato in conseguenza della guerra.
L’Etiopia non ha accusato apertamente il Sudan di aver favorito questo processo di reclutamento forzato, sebbene da settimane la tensione tra i due paesi sia tornata a crescere in conseguenza del presunto supporto di Khartoum alle milizie tigrine.
Anche il portavoce del TPLF, Getachew Reda, ha confermato che un gruppo di ex militari federali defezionisti, poi transitati nei ranghi delle forze tigrine, avrebbe varcato il confine tra il Sudan e l’Etiopia penetrando nel Tigrai occidentale, attualmente sotto occupazione da parte delle forze dello stato regionale dell’Amhara (https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-09-02/ex-un-peacekeepers-battle-for-control-of-key-ethiopian-town).
Il 7 settembre, infine, anche l’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite ha denunciato il fenomeno del reclutamento coatto all’interno dei campi profughi presenti a ridosso del confine sudanese, sostenendo di aver ricevuto concreta evidenza del fatto e trasmettendo i propri timori anche al governo sudanese (https://sudantribune.com/article263751/).
Il Sudan ha smentito ogni addebito relativo al sostegno delle formazioni che combattono al fianco del TPLF e, nel timore di un escalation sul proprio territorio, ha ordinato nella prima settimana di settembre la chiusura del centro di accoglienza per i profughi di Hamdayet, in prossimità del confine (https://www.tesfanews.net/tigray-ex-un-peacekeepers-battle-control-humera-town/).
Il governo sudanese, inoltre, ha ordinato il dispiegamento di un consistente rafforzamento militare lungo i confini con l’Etiopia, segnalando come intensi scontri si sono verificati nei giorni precedenti nelle aree di Dima e Qudimah, nell’area di confine tra il Sudan, l’Etiopia e l’Eritrea, dove il governo di Khartoum teme possa concentrarsi una parte significativa dell’intensità dei combattimenti ripresi alla fine del mese di agosto (https://www.agenzianova.com/news/etiopia-il-fronte-del-conflitto-si-sposta-verso-ovest-e-rischia-di-allargarsi-al-sudan/).