Il governo federale di Addis Abeba ha rinforzato il dispiegamento del proprio dispositivo militare lungo i confini con lo stato regionale del Tigrai, inviando numerosi soldati nelle principali aree interessate dai combattimenti.

La dinamica degli scontri sembra evidenziare come le forze federali – sostenute dalle milizie Amhara – e quelle eritree abbiano sferrato attacchi da nord e da sud, mettendo in questa fase in difficoltà le forze tigrine, che hanno ceduto territorio in più punti del fronte.

Il 12 settembre violenti combattimenti sono stati segnalati nell’area del woreda di Qwara, in territorio Amhara, tra unità dell’esercito federale (supportate da milizie regionali Amhara) e forze del TDF tigrino, mentre fonti tigrine hanno riferito di un duplice attacco condotto il 13 settembre con droni armati contro la capitale dello stato regionale del Tigrai, Macallè. L’attacco avrebbe provocato alcune vittime civili, mentre non sono state divulgate informazioni in merito agli obiettivi colpiti (https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-09-14/drone-kills-10-in-ethiopia-as-eritrea-pushes-deeper-into-tigray).

Le forze federali e quelle Amhara avrebbero sfondato la linea del fronte in prossimità del confine regionale tra di Addi Arkay, penetrando a nord lungo il corso della strada provinciale B30 per circa 20 chilometri, riuscendo a conquistare il 7 settembre la cittadina di May Tsemere.

Un imponente rinforzamento di truppe eritree sarebbe stato segnalato in profondità nel nord del Tigrai, con la conquista di un’ampia fascia di territorio tigrino a est ed ovest della città di Adigrat, dove gli scontri hanno ripreso d’intensità il 7 settembre e sono continuati nei giorni successivi in tutta l’area.

Il 13 settembre le forze armate eritree avrebbero invece definitivamente conquistato la città di Shiraro, nel nord-ovest del Tigrai, dopo una settimana di intensi combattimenti iniziati l’8 settembre.

La ripresa del conflitto, a partire dallo scorso 24 agosto, ha assunto nella prima metà di settembre un’evoluzione decisamente critica per le forze tigrine, che hanno ceduto in più punti del confine sotto la spinta a sud dell’offensiva federale e a nord delle forze eritree (https://www.theafricareport.com/239656/eritreas-role-in-resumption-of-tigrays-war/?utm_source=newsletter_tar_daily&utm_campaign=newsletter_tar_daily_13_09_2022&utm_medium=email&utm_content=top_stories_article_2).

La capacità militare delle forze del TDF, almeno in questa fase, sembra soffrire del prolungato logoramento determinato da quasi due anni di crisi, determinando il venir meno di quella forza propulsiva che ne aveva caratterizzato la prima controffensiva.

Tale condizione giustificherebbe la mutata disponibilità delle autorità del Tigrai ad accettare una proposta di cessate il fuoco e di avvio del negoziato secondo un piano predisposto dall’Unione Africana, dichiarando il 13 settembre di essere pronti ad inviare il portavoce del TPLF Getachew Reda e il generale Tsadkan Gebretinsae a rappresentare il Tigrai in sede negoziale (https://www.voanews.com/a/fighting-puts-damper-on-ethiopian-new-year-as-tplf-says-it-will-accept-au-mediation/6746987.html).

La proposta negoziale formulata dell’Unione Africana, cui sembra aver aderito anche il governo federale, che ha nominato una propria delegazione, rappresenta un significativo passo in avanti nel tentativo di risolvere la grave crisi militare e umanitaria in atto nel paese (https://www.garoweonline.com/en/world/africa/envoy-ethiopia-backs-au-led-peace-efforts-in-tigray-conflict). Le autorità del TPLF tigrino avevano rifiutato sino a poche settimane fa qualsiasi ipotesi negoziale formulata tanto dal governo federale quanto dall’Unione Africana, ponendo come precondizione per il dialogo la liberazione delle regioni occidentali del Tigrai – ancora sotto occupazione da parte delle forze Amhara – l’effettivo sblocco degli aiuti umanitari e il ripristino di tutti i servizi essenziali.

Dopo la violazione del cessate il fuoco e la ripresa dei combattimenti lo scorso 24 agosto – circostanza sulla quale non è stato ancora possibile appurare con certezza le effettive responsabilità – e in seguito a tre settimane di intensa ripresa dell’offensiva da parte del governo federale, delle forze Amhara e delle unità eritree, la capacità militare delle forze del TDF sembra aver raggiunto il limite della sostenibilità.

La positiva risposta del governo tigrino alla proposta dell’Unione Africana è stata commentata con soddisfazione dal presidente dell’organizzazione, Moussa Faki Mahamat, così come dalle Nazioni Unite, dove il Segretario Generale Antonio Guterres ha invitato tutte le parti a cogliere l’importante opportunità per l’avvio di un processo negoziale.

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