Secondo quanto riportato dal portavoce del TPLF, Getachew Reda, il 20 settembre le forze eritree avrebbero lanciato un’offensiva su larga scala lungo i confini settentrionali del Tigrai, in Etiopia, ed intensi combattimenti si sarebbero verificati in numerose località all’interno del territorio tigrino, e in particolar modo a May Kuhli, Zban Gedena, Adi Awala, Rama, Tserona e Zalambessa (https://eritreahub.org/breaking-tigray-accuses-eritrea-and-ethiopia-of-launching-a-full-scale-northern-offensive).
La notizia ha trovato riscontro anche su numerose testate della stampa internazionale, che hanno descritto i combattimenti in corso come tra i più cruenti dallo scoppio delle ostilità nel novembre del 2020. L’attacco eritreo sarebbe stato accompagnato da un’azione congiunta delle milizie Amhara e Fano sul fronte meridionale, in supporto alle unità dell’esercito federale.
La gestione del rapporto con le forze Amhara e Fano da parte del governo federale appare tuttavia sempre problematica, come confermato dalla notizia dell’arresto da parte delle polizia a Bahir Dar di Zemesse Kassie, importante esponente delle milizie Fano da tempo ricercato per le violenze commesse nella regione (https://addisstandard.com/news-update-amhara-state-police-detain-zemene-kassie-a-well-known-fano-militia-leader/).
Secondo quanto riferito dal TPLF, l’offensiva in atto rappresenterebbe il tentativo da parte del governo federale e dell’Eritrea di sconfiggere una volta per tutte le forze del TDF, puntando alla conquista di Macallè e alla dissoluzione del TPLF. Per la gestione dell’offensiva gli eritrei avrebbero fatto ricorso alla totalità delle proprie forze, ricorrendo anche al massiccio reclutamento dei riservisti, e sarebbero coadiuvate da unità federali etiopiche del comando orientale dell’END, quello nord-occidentale e da tre divisioni di forze speciali (https://www.aa.com.tr/en/africa/war-breaks-out-along-ethiopia-eritrea-border-source-tells-anadolu-agency/2689934).
L’inviato speciale per il Corno d’Africa del governo degli Stati Uniti, Mike Hammer, ha commentato lo stesso 20 settembre le notizie relative all’offensiva in atto nel Tigrai affermando come gli USA monitorino con attenzione i movimenti di truppe eritree lungo il confine con l’Etiopia. Tali movimenti sono stati definiti da Hammer come preoccupanti, e come tali condannati dagli Stati Uniti, che chiedono a tutti gli attori esterni al conflitto in atto di rispettare la sovranità territoriale dell’Etiopia e la sua integrità (https://addisstandard.com/news-us-tracking-eritrean-troop-movements-across-the-border-with-ethiopia-special-envoy/).
Mike Hammer ha anche indirettamente lanciato un monito all’Eritrea, chiedendo ai paesi che intrattengono rapporti con Asmara di comunicare come queste ingerenze in Etiopia devono cessare. Non ancora un’aperta minaccia, ma certamente un messaggio molto chiaro al presidente Isaias Afwerki.
Il 23 settembre, il governo federale avrebbe sferrato un attacco con droni armati contro la capitale del Tigrai, Macallè, provocando secondo fonti locali almeno una vittima, mentre il giorno successivo un nuovo attacco con droni avrebbe erroneamente colpito un veicolo del WFP che trasportava aiuti dall’area dello Scirè alla zona di Zana. Sembrerebbe invece essere definitivamente caduta il 24 settembre nelle mani delle forze federali e Amhara la città di Shiraro, a circa 10 km dai confini occidentali tra il Tigrai e l’Eritrea, come riportato da numerose immagini circolate attraverso i social media.