Nella giornata di domenica 25 settembre sono giunte dichiarazioni di parte statunitense, che hanno descritto il supporto nella controffensiva governativa e di ATMIS (Missione di Transizione dell’Unione africana in Somalia) condotta nell’Hiran a circa 200 km a nord di Mogadiscio. A questo evento, nel quale almeno 27 militanti hanno trovato la morte, è seguito poi un attentato, portato da un terrorista suicida inquadrato in Al Shabaab in danno di un centro di reclutamento dell’Esercito nella capitale (https://shabellemedia.com/a-morning-explosion-hits-mogadishu-somali-capital/). Il kamikaze avrebbe mietuto 32 vittime tra le reclute in attesa di potersi arruolare per le Forze speciali; altre fonti riportano tuttavia un bilancio meno grave rispetto a quanto rivendicato dal gruppo terrorista.
Nella giornata in cui è infine avvenuto l’incontro del Presidente della Somalia Mohamud con il Presidente statunitense Biden, nel quale è stato confermato l’impegno di entrambi i Governi alla lotta al terrorismo Al Shabaab, il quadro continua a presentare zone d’ombra. Nel complesso, l’offensiva appare tuttavia di portata superiore a quanto visto negli anni più recenti (https://www.radiodalsan.com/en/77296/2022/09/somali-army-applauded-for-largest-security-operation-in-five-years-against-al-shabaab/). L’Hiraan che è il teatro principale delle operazioni vede una sostanziale avanzata governativa ed è confortante il supporto dei clan locali all’azione federale (https://www.agenzianova.com/r/1025/corno-d-africa). Questo è un elemento cruciale, dal momento che simili offensive sono infine risultate sterili in passato, perché monche del coinvolgimento delle popolazioni.
Il messaggio diffuso dal portavoce di Al Shabaab Ali Dhere, di minaccia di reazioni alla “dichiarazione di guerra” lanciata nelle scorse settimane da Mohamud (https://www.radiodalsan.com/en/77347/2022/09/somalia-vows-to-heighten-al-shabaab-war/) mostra come ad ogni modo la leadership del gruppo resti determinata a reagire alla controffensiva. È questo anche un modo anche per mantenere alta la determinazione dei propri miliziani, elemento che insieme al supporto o almeno l’acquiescenza delle popolazioni locali continua a poter fare la differenza rispetto a forze militari avversarie soverchianti e sostenute anche da droni turchi secondo quanto dichiarato ai media dal Ministro dell’Interno somalo Fiq (https://somaliguardian.com/news/somalia-news/turkeys-drones-taking-part-in-military-operations-against-al-shabaab-in-somalia-minister/).
Sul piano interno resta inoltre centrale la questione nelle elezioni in Somaliland, che le Autorità locali affermano ormai impossibili da tenere a novembre come programmato (https://somaliguardian.com/news/somalia-news/somaliland-election-commission-says-presidential-vote-cant-happen-on-time/). La Commissione elettorale del Somaliland prospetta ad ora di rimandarle almeno a giugno, secondo un calendario che l’opposizione locale rigetta sin d’ora. È questo un secondo “fronte” per il Presidente Mohamud, non meno urgente e dagli sviluppi egualmente incerti.