Due formazioni politiche sudanesi, le Forze del Consenso Nazionale (NCF) e l’Iniziativa Sudanese per gli Accordi Costituzionali (SICA), hanno diramato l’8 ottobre scorso un comunicato congiunto attraverso il quale hanno invitato le forze armate a prendere parte al governo di transizione.
Le due formazioni chiedono di modificare il documento costituzionale del 2019, includendo le forze armate nel processo di formazione del governo di riconciliazione, e respingono l’idea di una costituzione transitoria, ritenendo che potrebbe rappresentare in questa fase un intralcio al processo di dialogo nazionale (https://sudantribune.com/article265100/).
Tanto il NCF che il SICA si sono dette invece disponibili ad appoggiare la proposta di una transizione di 24 mesi, successivamente alla definizione di una nuova Costituzione definitiva impostata secondo i valori della pace, della libertà, della giustizia e del riconoscimento delle diversità culturali.
Continua invece il processo di riabilitazione delle organizzazioni islamiste un tempo vicine all’ex regime di Omar al-Bashir, sospese dopo la caduta del regime e poste in attesa di scioglimento. Dopo tre anni di sospensione delle attività anche l’Unione Generale dei Giornalisti Sudanesi (GUSJ) è stata autorizzata alla ripresa delle attività dall’autorità inizialmente incaricata del loro scioglimento, Il Comitato di Rimozione della Legittimità (ERC) (https://sudantribune.com/article265107/).
Anche questa decisione rientra nella strategia del presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, generale al-Burhan, di contrastare il ruolo del vice-presidente generale Dagalo, attraendo nella propria orbita diverse organizzazioni islamiste, nel tentativo di rafforzare il proprio ruolo in una difficile fase di transizione caratterizzata da un sempre più accentuato contrasto tra i due principali esponenti della giunta militare.