Il governo keniano ha deciso di rimuovere il divieto alla produzione ed importazione di cibo geneticamente modificato. Il divieto era stato imposto ai produttori ed importatori del paese dieci anni fa, sotto la presidenza Kibaki, dopo uno studio del Kenyan Medical Research Institute (Kemri) che mostrava una correlazione tra consumo di cibo OGM e tumori nei ratti. Questa decisione aveva indispettito gli Stati Uniti, i quali hanno una grossa produzione di cibo OGM e in quel momento, videro le loro esportazioni verso il Kenya bloccate. Proprio durante la prima visita di Ruto negli USA di qualche settimana fa, i due capi di stato avevano convenuto di dover rafforzare il legame dei due paesi dal punto di vista commerciale. La mossa quindi avrebbe risvolti in questa direzione (https://www.bbc.com/news/topics/c40rjmqdlzzt/kenya).

La motivazione principale, tuttavia, resta quella di contrastare la peggior siccità degli ultimi 40 anni che sta affliggendo i cittadini da tempo, e che si è già trasformata in carestia in molte aree del paese. In tal senso, la decisione del Gabinetto è stata influenzata da una task force, costituita per l’occasione. La task force ha rilevato la necessità di utilizzare le nuove biotecnologie che permettono ai raccolti di resistere alle pestilenze e alla siccità. Del resto, l’OMS ha più volte chiarito come esistano dei rigidi standard di sicurezza a cui vengono sottoposti gli alimenti geneticamente modificati che vengono immessi sul mercato (https://nation.africa/kenya/news/gmo-food-now-legal-in-kenya-after-cabinet-lifts-ban-3971466).

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