Con un comunicato diramato il 7 ottobre, il ministero dell’informazione dell’Eritrea ha deplorato la risoluzione del giorno precedente adottata dall’Unione Europea con riferimento al conflitto e alla situazione umanitaria in Tigrai, nell’ambito dei quali l’Asmara è stata accusata di svolgere un ruolo distruttivo attraverso l’invasione dell’Etiopia.

Nel comunicato il governo eritreo rigetta le accuse dell’Unione Europea e ricostruisce una propria interpretazione dei fatti che hanno generato il conflitto, attribuendo ogni responsabilità alle autorità del TPLF tigrino (https://african.business/2022/10/apo-newsfeed/eritrea-deplores-european-parliaments-spurious-accusations/).

Nessun commento viene invece espresso dal governo eritreo nel merito della propria partecipazione in seno al conflitto, rigettando ogni accusa mossa dall’Unione Europea con il riferimento alla “invasione” del Tigrai. La posizione dell’Eritrea nel merito del proprio ruolo resta in tal modo ancorata alla linea assunta sin dall’inizio dei combattimenti, nel novembre del 2020, e imperniata sul silenzio con riferimento a qualsiasi ammissione di coinvolgimento diretto. Il ruolo attivo dell’Eritrea nel conflitto era stato apertamente confermato dallo stesso governo federale dell’Etiopia, che a più riprese ne aveva assicurato l’imminenza di un ritiro.

Non chiaro, invece, quale sia la posizione assunta dall’Eritrea nel merito della recente accettazione da parte dell’Etiopia di incontrare in Sud Africa i vertici del TPLF, al fine di definire una cessazione delle ostilità. Secondo quanto riportato dalla rivista The Africa Report, la posizione intransigente dell’Eritrea potrebbe determinare – o aver già determinato – un arresto delle iniziative dell’Unione Africana (https://www.theafricareport.com/246849/ethiopia-abiy-agrees-to-peace-talks-eritreas-hardline-position-on-tplf-could-be-stumbling-block/).

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