Numerose incursioni di droni delle forze armate federali dell’Etiopia sono state segnalate nel corso della settimana scorsa contro obiettivi del TDF nel Tigrai, dove i combattimenti proseguono tanto nel nord quanto nell’es e nell’ovest dello stato regionale.
Secondo quanto riportato dall’Associated Press il 10 ottobre scorso, citando fonti tigrine, una poderosa offensiva eritrea sarebbe stata lanciata nel nord-est, in direzione delle città di Rama, Koloburdo (citata in realtà come Tserona, o area di Tserona, che è in territorio eritreo) e Zalambessa, lungo le tre principali arterie di collegamento orientali del paese (https://apnews.com/article/africa-ethiopia-addis-ababa-eritrea-8300b0ef6e8c34068a45adb7953df11d).
Le informazioni, che la stessa Associated Press non è stata in grado di verificare stante le difficoltà nelle comunicazioni, si riferiscono ad una intensa offensiva che l’Eritrea avrebbe lanciato da nord con il sostegno di truppe dell’esercito federale etiopico, e che sarebbe state condotta mediante un’incessante azione iniziale delle artiglierie.
Sempre secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa, le forze eritree impegnate nei combattimenti ammonterebbero a 100.000 soldati, organizzati in 10 divisioni di fanteria meccanizzata, mentre la ripresa dei combattimenti avrebbe provocato il definitivo arresto delle operazioni umanitarie in Tigrai e la sospensione delle derrate alimentari.
Intensi combattimenti sono stati segnalati nella giornata dell’11 ottobre in prossimità della città di Scirè, colpita da diverse incursioni aeree condotte con droni dell’esercito etiopico, mentre le forze federali etiopiche e quelle eritree sembrerebbero aver preso il controllo di quasi tutto il tracciato stradale della diramazione della B30 in direzione nord-ovest, riuscendo a spingersi sino alla cittadina di Adi Kokob, che sarebbe caduta lo stesso 11 ottobre.
Il 14 ottobre anche le forze dello stato regionale Amhara e le loro alleate milizie Fano hanno sferrato attacchi dal fronte sud. Le due direttrici di questi attacchi sono state condotte lungo il tracciato dell’autostrada A2, in direzione della città di Alamata, e più ad ovest lungo il tracciato della strada B30, dove le forze Amhara sarebbero riuscite ad entrare in territorio tigrino per alcuni chilometri, spingendosi sino al villaggio di Mai Leham.
L’attuale dimensione del conflitto sembra essere nuovamente transitata in direzione di un tentativo del governo federale etiopico e di quello eritreo di fiaccare la resistenza tigrina e logorarne la capacità operativa impegnandone le forze in combattimento su più fronti. Le forze del Tigrai appaiono in questa fase in evidente difficoltà nel reggere l’urto di una così massiccia offensiva, sebbene la portata dell’avanzata etiopica ed eritrea appaia ancora geograficamente modesta.
Numerosi paesi continuano a lanciare appelli ai contendenti al fine di riportarli al tavolo negoziale, mentre aumentano le critiche nei confronti dell’Eritrea per il ruolo svolto nel conflitto. Stati Uniti, Australia, Danimarca, Olanda, Gran Bretagna e Germania hanno condannato la ripresa dei combattimenti, richiamando esplicitamente al ruolo svolto dall’Eritrea (https://www.dw.com/en/how-eritrea-fuels-the-war-in-ethiopia-making-peace-more-unlikely/a-63442246).
Non è chiaro, infine, se e come gli annunciati e poi posticipati colloqui promossi dall’Unione Africana da tenersi in Sud Africa potranno essere effettivamente organizzati. Tanto il governo federale etiopico quanto le autorità regionali del Tigrai si dicono pronte a negoziare, ma il perdurare dei combattimenti e l’intensità degli scontri potrebbero vanificare ogni tentativo di promozione del dialogo.