Lo scorso 14 ottobre un portavoce delle Forze per la Libertà e il Cambiamento (FFC), Shihab al-Tayeb, ha affermato come per il movimento di opposizione politica la costituzione di un consiglio supremo delle forze armate non costituisca un problema, a condizione che lo stesso rappresenti un organismo interno all’apparato militare e che non ne sia chiesta la partecipazione alle costituende istituzioni di transizione politica (https://sudantribune.com/article265349/).

È intervenuto sull’argomento anche il rappresentante dell’UNITAMS a Khartoum Volker Perthes, che, nel corso di un’intervista televisiva rilasciata al canale Al-Hadath, ha commentato la vicenda ritenendo come le parti politiche sembrino aver accettato la necessità di una transizione gestita in modo costruttivo e pacifico con le forze armate.

Queste affermazioni sembrano indicare la possibilità di una imminente svolta politica, dopo mesi di crisi, e altrettanto positivamente è stato giudicato l’esito dell’incontro tenutosi l’11 ottobre tra i rappresentanti del meccanismo trilaterale (Volker Perthes per l’ONU, Mohamed Belaish per l’Unione Africana e Mahmoud Younes per l’IGAD) e il generale Dagalo, vice presidente del Consiglio Sovrano di Transizione (https://www.africarivista.it/sudan-svolta-in-vista-dopo-mesi-di-crisi/207965/).

Sebbene apparentemente avviata sulla strada di una soluzione, tuttavia, la crisi politica non è cessata e continua ad essere interessata da dinamiche alquanto peculiari, e potenzialmente rischiose. La maggior parte delle forze di opposizione sembra aver accettato l’idea di una transizione “morbida” dei poteri, senza quindi una resa dei conti con i militari sul piano del loro ruolo nella politica e nell’economia. Questioni che saranno affrontate con gradualità ma che in molti temono rappresentino solo un rimando al futuro di problemi che non tarderanno ad emergere, soprattutto con riferimento all’incorporazione delle Forze di Supporto Rapido del generale Dagalo all’interno delle forze armate e, non ultimo, al ridimensionamento degli interessi economici dei militari.

A questo problema si aggiunge quello delle divergenze tra lo stesso generale al-Burhan e il generale Dagalo, che potrebbero sfociare in aperta opposizione tra i due, con esiti imprevedibili sul piano della sicurezza e della stabilità politica.

La possibilità entro breve tempo della formazione di un governo civile di transizione a guida civile, tuttavia, sembra aver alimentato ampie aspettative in seno alla società sudanese, che auspica una rapida uscita dalla crisi. Tra le figure che vengono ritenute più probabili per la nomina alla presidenza del futuro governo di transizione spiccano Ibrahim Al-Badawi e Nasr Al-Din Abdel-Bari, rispettivamente ex ministri delle finanze e della giustizia, che sembrano godere del gradimento delle autorità militari e che potrebbero avviare in tal modo il processo di transizione in un clima di maggiore distensione (https://globeecho.com/news/middle-east/the-sudanese-are-awaiting-the-announcement-of-the-civilian-government/).

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