L’evoluzione della guerra in Etiopia, nella regione del Tigrai, è nuovamente caratterizzata da una ripresa dell’intensità dei combattimenti e, soprattutto, dall’avanzata delle forze federali, eritree e delle milizie Amhara e Fano. L’offensiva contro le forze del TDF tigrino è stata lanciata ormai da oltre una settimana su tre fronti, a nord, ovest e sud e la capacità di difesa del TPLF sembra essere stata fortemente compromessa.

Dopo intensi combattimenti, il 17 ottobre le forze federali etiopiche e quelle eritree hanno conquistato la città di Scirè, nel Tigrai nord-occidentale. L’operazione era stata preceduta da numerose azioni condotte con droni armati e da un sostenuto fuoco di artiglierie, che hanno fiaccato le difese tigrine lungo l’asse viario settentrionale che collega la città al confine con l’Eritrea.

Dopo la conquista di Scirè, le forze federali etiopiche e quelle eritree hanno proseguito rapidamente nella loro avanzata verso est, lungo il corso della strada B30, conquistando il 19 ottobre la cittadina di Selekleka e il 22 ottobre quella di Wukro, riuscendo rapidamente nel corso della stessa giornata ad avanzare verso Axum e Adua, catturate entrambe senza particolari resistenze da parte tigrina (https://www.washingtonpost.com/world/2022/10/17/ethiopia-tigray-eritrea-war-shire/).

Contestualmente, le forze federali insieme a quelle Amhara e alle milizie Fano hanno lanciato un’offensiva lungo il tratto meridionale della strada B30, a nord del confine regionale tra l’Amhara e il Tigrai, spingendosi verso nord in direzione di Scirè per circa 30 chilometri, riuscendo a conquistare il 22 ottobre il villaggio di Amba Madre.

Un terzo fronte dell’offensiva ha invece riguardato l’area meridionale del Tigrai, dove le forze dell’esercito federale insieme alle milizie Amhara e Fano hanno sfondato il fronte il 17 ottobre risalendo il corso dell’autostrada A2, riuscendo a conquistare Alamata e poi ampliando ad est e ad ovest la propria proiezione a ventaglio.

Il 17 ottobre l’offensiva federale è riuscita a spingersi ancora più a nord lungo il percorso della A2, conquistando la cittadina di Korem, e da lì permettendo di ampliare il controllo in direzione ovest lungo la strada di collegamento con lo stato regionale dell’Amhara, conquistando i villaggi di Adi Washa, Falla e Zata.

Il 22 ottobre sono state invece conquistate la cittadina di Kersole e poi i villaggi di Bala e Bisober, lungo un tracciato stradale che da Alamata, verso est, a ridosso dei confini con lo stato regionale dell’Afar.

In tal modo un’ampia area del Tigrai meridionale a ridosso del confine con l’Afar e l’Amhara è caduta sotto il controllo delle forze governative, il cui intento sembrerebbe adesso quello di risalire verso nord lungo il tracciato dell’autostrada A2 e della sua diramazione orientale (https://borkena.com/2022/10/18/ethiopia-confirmed-capture-of-some-cities-in-tigray-coordinating-aid/).

L’offensiva in corso non sembra invece aver riguardato in questa fase l’area del nord-est, dove tuttavia sono stati segnalati sporadici scontri di artiglieria a nord di Adigrat. Tale circostanza è presumibilmente solo temporanea, dovendosi ritenere verosimile il lancio di un’azione combinata anche lungo il tratto settentrionale dell’autostrada A2, come manovra preliminare prima di lanciare l’offensiva verso la capitale Macallè.

Le frammentarie informazioni che giungono dalla regione sembrerebbero confermare come l’offensiva in atto da parte delle forze federali etiopiche insieme a quelle eritree, alle milizie Amhara e Fano, sia stata possibile in conseguenza del generale cedimento delle capacità difensive delle forze tigrine, che, tuttavia, hanno abbandonato la gran parte delle aree conquistate senza opporre particolare resistenza (https://www.bbc.com/news/world-africa-63275598).

Tale circostanza potrebbe significare un mutamento di strategia da parte del TPLF, attraverso la valutazione – come all’inizio del conflitto – della necessità di riportare la capacità offensiva contro le forze nemiche all’interno delle aree periferiche, transitando da una guerra di contrapposizione frontale ad una fase di guerriglia di lungo periodo.

Non è chiaro, allo stato attuale, se la difesa di Macallè rappresenti una effettiva priorità per le forze tigrine, preferendosi invece preservare l’integrità delle forze e degli arsenali per prepararsi ad una prolungata azione di guerriglia.

L’esperienza della guerra in Tigrai ha mostrato più volte come i rovesciamenti di fronte siano non solo possibili ma, anzi, frequenti, ed ha allo stesso tempo evidenziato come il ruolo delle forze eritree sia fondamentale per assicurare la necessaria capacità militare sul terreno.

In tal modo, se anche il Tigrai dovesse cadere interamente sotto il controllo delle forze federali nel corso dei prossimi giorni o delle prossime settimane, si determinerebbe per il governo di Addis Abeba il problema di assicurare la tenuta della capacità militare nella regione e, contestualmente, la necessità di gestire il delicato rapporto con gli eritrei.

La violenza portata dal conflitto nella regione, e la successiva crisi umanitaria, hanno determinato profonde lacerazioni e un diffuso risentimento nella popolazione tigrina, determinando per le forze federali condizioni per l’occupazione ben diverse da quelle del novembre del 2020. Mutato è anche l’assetto degli equilibri interni al sistema del federalismo etnico, e sarà in tal modo necessario valutare con attenzione come gli Amhara e gli oromo in modo particolare vorranno e sapranno definire una politica sinergica tra loro e con il governo federale di Addis Abeba.

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